CRONACHE DA UN PIANETA LONTANO ANNI LUCE? NO, DA QUESTO MONDO. SONO QUELLE DI “NERA’, CORREDATE DA UN CAMPIONARIO DI VIOLENZE DI OGNI GENERE AL LIMITE DELL’IMMAGINABILE

CRONACHE DA UN PIANETA LONTANO ANNI LUCE? NO, DA QUESTO MONDO. SONO QUELLE DI “NERA’, CORREDATE DA UN CAMPIONARIO DI VIOLENZE DI OGNI GENERE AL LIMITE DELL’IMMAGINABILE
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APPUNTI E SPUNTI DA PONTE

di Domenico Ocone

Quanto è successo ieri in Francia non si discosta molto da quanto fece Erode molti secoli prima. È una di quelle notizie che lasciano inebetiti, quindi è pressoché impossibile commentarla a caldo con un minimo di mente fredda. L’unico sentimento che viene alla bocca è quello di rabbia innalzata a grado altissimo, accompagnata da un senso di impotenza diffusa e senza limiti. Mercoledì e giovedì appena trascorsi non sono stati due giorni come tanti in cui le notizie negative dall’ Italia e dal mondo arrivano con la cadenza consueta. Se si volesse far ricorso a un grafico per individuare meglio fino a che punto possa spingersi il degrado umano, per quelle giornate sul quadrante cartesiano si individuerebbe un picco o una punta che indicar lo si voglia, ben al di sopra di quella che un tempo era definita cronaca nera e che oggi potrebbe essere chiamata a dovuta ragione “bollettino delle atrocità commesse”. Specificare che sono gratuite non serve più di tanto, per il fatto che i loro titoli bastano da soli a ben illustrare il carattere degli argomenti trattati. La violenza verso le donne, anche in Italia, è diventata ormai pane quotidiano. Come ratio non hanno molta differenza con quanto sta accadendo tra Putin e Zelensky: il più forte aggredisce il più debole e ne fa scempio (ultimo episodio la distruzione della diga).

Così come nel caso della violenza sulle donne, perpetrata nelle espressioni più cruente e efferate. Al peggio, si sa, non c’è mai fine, così anche la violenza sui minori sta prendendo piede sempre più con forme che possono essere definite con un eufemismo indirette. L’ ennesimo episodio è rappresentato dal bambino lasciato morire in un’auto parcheggiata. Senza contare le morti sul lavoro e episodi di violenza per la violenza, cioè fine a se stessa, leggi sadismo della peggiore specie. Si aggiunga che è stato praticato da alcuni tutori dell’ordine verso alcuni dei reclusi. Cosa succede allora, perchè anche in Italia, paese ritenuto tra quelli più civili in ogni senso, stanno accadendo con frequenza sempre crescente episodi del genere? Non che in passato decadenze dei costumi paragonabili all’attuale non si siano verificate, anzi! Con buona probabilità di riuscita, andando indietro nei secoli quanto asseriva Giovan Battista Vico derivava da buoni spunti, seppure empirici, asserenti che esistono corsi e ricorsi storici che si ripropongono all’umanità periodicamente. Nel tentativo di rendere più chiaro quanto appena riportato, che per ogni situazione dell’agire umano esista una tesi, identificabile, a spanne, nel proporre in concreto un’azione. Segue nel tempo, a distanza variabile, l’antitesi, altrimenti definibile reazione non sempre costruttiva, alla precedente. Quindi la sintesi, ciò che resta facendo una somma algebrica di fantasia delle prime due. Se il risultato che ne esce è positivo, l’umanità sta andando incontro a un periodo di sviluppo con tutte le conseguenze che ciò comporta, la sintesi sarà la crescita sociale felice. Se viceversa il segno che precede la cifra sarà negativo, come sta succedendo da qualche anno fino a questi giorni, il quadro si oscura fino a sminuire drasticamente l’evidenza dei fenomeni e a assistere a un arrancare della popolazione nel tentativo di raggiungere a ogni costo “li meglio posti”.

Una delle classificazioni, tante, del modo di agire peggio degli animali è stata riportata nell’ opera “The ecomic of Welfare” dell’economista inglese Pigou. Riassunta al minimo, la conclusione che ne trae il Professore di Oxford è che chiunque debba avere la possibilità di lavorare e da ciò ottenere un reddito congruo. Queste proposizioni erano difficilmente accettabili nell’Occidente dell’inizio del secolo scorso. A Oriemte nemmeno a parlarne. Cio nonostante, il contenuto di quel libro è ritenuto ancora oggi attuale. Del resto esso era la versione economica focalizzata sulla produzione e i consumi contenuti nella teoria liberale. In esso viene indicato il diritto a poter raggiungere la felicità spettante a tutti gli abitanti del pianeta. Letto allo specchio e commentato sulla botte messa in piedi all’ interno del Vino e Cucina del villaggio, quella proposizione ha una precisa valenza. Tirata per i capelli potrebbe essere interpretata nel senso che, se non si hanno problemi economici, ogni comunità è serena e la calma sociale è diffusa. Viceversa se alcune di esse sono composte in prevalenza da individui che non riescono a sbarcare il lunario, perché subentra in loro il disagio e lo scontento che ogni tanto esplodono in violenze o in azioni, spesso del tutto sproporzionati rispetto alla portata dell’evento che li ha scatenati. Con buona probabilità sono alimentati da violenza omicida che sfocia quasi sempre in tragedia. Quel che è certo, al momento, è che quanto esposta evidenzia un problema nel problema. Ciò che è peggio, è che probabilmente chi di dovere non l’abbia ancora capito o, peggio ancora, faccia finta che la situazione sia sotto controllo. Solo per colore vale la pena ricordare quanto è scritto su un poster appeso a una parete della Bocciofila: “Tutti i nodi vengono al pettine”. Una mano sacrilega ha aggiunto: “quando succede, le conseguenze sono piuttosto dolorose”.” Se res sic tenet”, diceva Cicerone quando aveva completato la “narratio”, l’esposizione dei fatti. Oggi si può dire con identica valenza: le cose stanno così.

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DOMENICO OCONE

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