XI JIMPING E VLADIMIR PUTIN: ATTENTI A QUEI DUE E  A QUANTI LI CIRCONDANO, COME MEDVEDEV E QUALCHE ALTRO

XI JIMPING E VLADIMIR PUTIN: ATTENTI A QUEI DUE E  A QUANTI LI CIRCONDANO, COME MEDVEDEV E QUALCHE ALTRO
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UNO SGUARDO DA PONTE

di Domenico Ocone

A dominare la scena internazionale nei primi giorni di questa settimana sono stati fatti inerenti la politica e la finanza, ambedue con consistenti ripercussioni sull’ economia globale. Collegati a quest’ ultima sono le misure di  adeguamento alle nuove situazioni che ciascun paese deve cercare di porre in essere quanto prima. Tanto soprattutto per non mancare l’appuntamento con la ripresa economica che bisogna augurarsi sia forte e duraturs dopo tre anni abbondanti di vacche più che magre, ossia ridotte all’osso. Invertendo l’ordine temporale del loro verificarsi, è bene partire dalla storica nonché strategica visita del Premier cinese XI Jimpeng al suo omologo russo Vladimir Putin al Cremlino. XI ha aperto ufficialmente il suo discorso parlando della oramai storica collaborazione a tutto campo tra le due grandi realtà geopolitiche che lui stesso e Putin rappresentano. Ha aggiunto quindi che un altro legame particolarmente forte tiene unite a doppio filo le due grandi potenze, l’amicizia personale che unisce lui al primo cittadino di Russia. Intanto la Corte Suprema dell’Aia dalla scorsa settimana ha dichiarato lo Zar vestito a la page (di fattura occidentale, nb) criminale di guerra, mettendo in moto di nuovo un meccanismo che ebbe l’ incipit a Norimberga alla fine  della guerra. Solo pochi anni fa la Corte Suprema dell’ Aia,  operativa dal  per i crimini di guerra, condannò Karadciz, il pretendente premier serbo per i crimini commessi in un’ altra guerra. Precisamente quella combattuta in casa, alla fine del secolo scorso, nel vicino est europeo, tra serbi e croati all’interno del perimetro della ex Iugoslavia. La decisione del tribunale di cui sopra ha scatenato non solo l’ira, quanto anche la pronuncia di minacce contro l’ Olanda da parte dell’ex presidente russo Medvedev. Questi da qualche tempo ha assunto la veste di pantografo del premier, nel senso che ingrandisce ancor più il Putin pensiero. Ha fatto sapere al governo olandese che è già pronta una congrua batteria di missili puntati contro l’Aia, più specificamente con obiettivo la Corte di Giustizia che ha condannato lo Zar dernier cri. L’atteggiamento dell’appena citato Sir Biss alla vodka ricorda molto da vicino uno del genere in uso nella prima metà del secolo scorso. Esso era tenuto in uso dai vertici dell’antitesi della visione comunista della società, quella imperialista cara alle gerarchie fasciste e naziste. Molto spesso gli opposti finiscono con il coincidere e questa é cosa né buona, né giusta. Per quanto concerne la motivazione della visita di XI di due giorni a Mosca, molto lascia pensare che non sia stato il piano di pace per l’Ucraina a spingere XI a recarsi in visita al caro e vecchio amico Vladimir.

Poco prima che all’aeroporto di Mosca atterrasse l’aereo presidenziale cinese, ne era atterrato un altro della stessa mole, con a bordo il seguito, non meglio descritto, del Numero 1 cinese. Avendo assistito a qualcosa del genere quando, in questi stessi giorni del 2019 il Presidente In giallo giunse a Roma, tutto lascia credere che si parlerà di affari e si firmeranno contratti. Del resto, come dicono ancora oggi in campagna, quando si deve raggiungere la città, si cerca di mettere insieme più cose da fare e si sintetizza con l’affermare soddisfatti che con un solo viaggio si sono potuto fare più servizi.

Per come é stata annunciata la trasferta di XI, se non lo ha fatto immaginare agli osservatori di tutto il mondo, in particolare a quelli occidentali, come una colomba con il ramoscello di ulivo nel becco, è mancato poco. Di quanto quel meeting terminato ieri abbia fatto per il ristabilimento della pace al confine a nord est della EU, occorreranno giorni per stabilirlo. Intanto nella EU sta succedendo ciò che purtroppo sotto sotto si temeva ma con alibi che volevano essere anche esorcismi  si cercava di minimizzare. Lo spiritello malvagio della paura si sta propagando a macchia d’ olio e complica ancor più una situazione già  estremamente delicata. È quella della tenuta del sistema creditizio nella EU, pur essendo i recenti cedimenti di alcune banche accaduti al di fuori dei suoi confini politici. La Presidente della BCE, Martine Lagarde, si sta dando da fare in ogni occasione propizia a rassicurare categoricamente che il sistema bancario della EU è a prova di collassi, quindi i risparmiatori possono dormire sonni tranquilli. Senonché quegli stessi, che da poco hanno visto in TV l’ attrice Sharon Stone piangere in diretta, annunciando che con il crak della californiana SVB erano andati in fumo la metà dei suoi risparmi, difficilmente riusciranno a rimanere indifferenti a quello spettacolo. Altrettanto succederà in queste ultime ore, nell’apprendere che i banchieri centrali di Berna hanno avallato il  comportamento dei loro colleghi della UBS che, nell’acquisizione della CS hanno deciso di mettere al sicuro prima il capitale di rischio, le azioni, azzerando invece drasticamente il valore delle obbligazioni

Hanno adottato quindi un comportamento che è l’esatto opposto di quanto previsto dai manuali di tecnica bancaria e, soprattutto, di economia aziendale. La risposta più probabile che potrá essere data è che è la prima volta che si verifica l’ adozione di un comportamento del genere, da considerare pertanto un unicum. Lo sará pure, anche se a pensar male si fa peccato, ma qualche volta si indovina. Lo disse in tempi con molte analogie con quelli attuali il Senatore Giulio Andreotti, riferendosi a tutt’ altre questioni. Probabilmente i risparmiatori tutti staranno facendo il pari e dispari prima di decidere come comportarsi. Tirare in ballo la crisi del ’29 non ha alcun senso, anche se la paura generalizzata ha più o meno la stessa dimensione di quella di quel tempo. Può venire in soccorso un principio del diritto romano “in dubiis, absolve”. Nella situazione attuale, i risparmiatori potrebbero sostituire absolve con abstine, astieniti. Dal tenere i soldi in banca, va da se e quindi investirli in titoli di stato, oltretutto attualmente con rendimenti particolarmente remunerativi. Sarebbe un comportamento molto simile a quello citato prima, cioè fare con un viaggio due servizi o con una fava prendere due piccioni. Si otterrebbe una migliore remunerazione dei propri averi e si finanzierebbe direttamente lo stato, impegnato come è nella realizzazione del PNRR. Della serie che talvolta da male può venir fuori bene e non sarebbe un particolare di scarso rilievo.

 

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DOMENICO OCONE

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