CESARE GUARINI CI SPIEGA COSA NE PENSA DELLA SANITÀ CAMPANA E DELLA RIFORMA DELL’ AUTONOMIA

GUARINI: “LA REGIONE CAMPANIA STA ANDANDO INCONTRO AD UNA VERA E PROPRIA BOMBA SOCIALE”
di Davide Sarno
All’indomani dell’approvazione delle autonomie differenziate, abbiamo intervistato Cesare Guarini esponente di spicco di Exit in provincia di Salerno, ponendo allo stesso domande sulla situazione della Sanità Campana, nonché sulle possibili eventuali conseguenze che potrebbero esserci dopo l’approvazione delle autonomie differenziate e quale sperequazione potrebbe venirsi a creare tra le regioni del Nord e del Sud della nostra penisola. A seguire l’intervista.
Cosa ne pensa del nuovo stop ai laboratori analisi in convenzione per la mancanza di fondi? “La regione Campania sta andando incontro ad una vera e propria bomba sociale. Non garantire in continuità le convezioni con i laboratori di diagnostica si rischia di intasare ulteriormente le strutture Ospedaliere privando di diritto le cure a migliaia di persone che non hanno la possibilità economica e materiale di farsi curare altrove”.
Perché siamo arrivati in Campania a questo punto che non ci si può nemmeno controllare la salute con i mezzi diagnostici? “È evidente che il frutto di anni della gestione commissariale di De Luca è del tutto fallimentare. La regione Campania ha speso milioni di euro durante la pandemia Covid subappaltando servizi a società private senza il ben minimo controllo sugli importi degli appalti. Ricordiamo tra le tante cose che le strutture prefabbricate ospedaliere COVID installate durante l’emergenza sono entrate in funzione solo parzialmente perché non a norma con le distanze tra i posti letto e poi per mancanza di personale, sottoposto a turni massacranti e costretto a fare da spola da un reparto all’altro. Assistiamo ad una continua chiusura di reparti ospedalieri, di pronto soccorso e di interi ospedali per carenza di fondi e soprattutto per carenza di medici e personale sanitario malgrado le continue inaugurazioni fantasma del Commissario Regionale alla Sanità”.
Come si può invertire il trend negativo degli ultimi anni? “Sicuramente il primo passo è quello di rimettere al centro delle priorità governative il settore SANITARIO partendo da una ripartizione dei fondi equa e che tenga conto delle complessità territoriali aumentando maggiormente il finanziamento pubblico sulle aree sensibili e allo stesso tempo avviando un processo di controllo sistematico delle spese attraverso l’istituzione di un Centro Unico Acquisti”.
Pensa che con l’autonomia differenziata si avranno problemi con la sanità salernitana e in larga scala a livello regionale? “Bisogna stare molto attenti a questa riforma perché si rischia che diventi irreversibile nel medio e lungo periodo. Con la differenziazione aumenteranno in modo esponenziale le disuguaglianze, rispetto a quelle Regioni che garantiscono le cure, facenti parte del gruppo che erogano meglio i livelli essenziali di assistenza e quindi che si trovano in condizioni migliori della nostra in quanto recepiscono più fondi per spesa storica, con un conseguente fuga al Nord di medici, personale sanitario ed infine dei pazienti. Nel momento in cui saranno acquisite istanze autonome è evidente che queste differenze non potranno che aumentare ancora di più. Già oggi siamo di fatto in un servizio sanitario selettivo che offre cure diverse a seconda della latitudine e se si deciderà di avviare questa riforma rischieremo di perdere definitivamente uno dei principi basilari della nostra costituzione ovvero quello delle cure universali. L’autonomia differenziata inoltre rischia di sovvertire gli strumenti governativi quali il sistema tariffario, di rimborso dei ticket o della gestione delle ASL. La gestione in totale autonomia dei contratti dei dipendenti medici e del personale sanitario è pericolosissima in quanto si rischierebbe di favorire la migrazione del personale verso le Regioni più competitive per i servizi offerti. Non ci dimentichiamo infine che la Regione Campania dopo oltre 10 anni di commissariamento ha “risanato i conti” ma non certamente il deficit che riguarda gli asset, l’organizzazione e la gestione dell’assistenza. Tornare indietro a questo processo, nel caso in cui le cose non dovessero funzionare, implicherebbe danni difficili da sanare nel breve periodo con un conseguente peggioramento del servizio sanitario”.