DIRITTO ALL’ABORTO, “PURTROPPO”?

ABORTO UNA VOLTA ERA QUESTIONE DI COSCIENZA, INTIMA E PERSONALE, ORA A QUANTO PARE È DIVENTATA UNA QUESTIONE PARLAMENTARE
di Trisha Mcree

Ma oltre al diritto all’aborto ce un altro argomento che è entrato in campo e che potrebbe cambiare per sempre le sorti della nazione: il Diritto Fetale.
7 ginecologi su 10 in Italia sono obiettori di coscienza, ciò significa che in caso una donna scelga di interrompere una gravidanza, si troverà in grave difficoltà, specie per le regioni più piccole. Nel corso del 2020 in Italia sono state registrate 66.413 Interruzioni Volontarie di Gravidanza (IVG), confermando il continuo calo del fenomeno. Rispetto al 2019, si parla del 9,3% di aborti in meno e il nostro rimane uno dei paesi con i più bassi livelli di ricorso alle IVG.
Eppure, a parlare della questione sono principalmente uomini, anziani, benestanti, comodamente seduti in parlamento a credere che una carica politica li investa del potere e del diritto di decidere dei nostri corpi. In questa situazione surreale non riesco a non pensare alle parole di Primo Levi “Voi che vivete nelle vostre tiepide case…” ma in un’ottica completamente distorta “Voi che sedete sulle vostre comode poltrone…”. Si potrebbe pensare che una donna sia più incline a comprendere il bisogno di tutelarsi a seconda del caso e dunque compiere un interruzione di gravidanza, ma di recente è stata proprio la ministra della Famiglia Eugenia Roccella a dire che abortire “fa parte purtroppo delle libertà delle donne”. È chiaro che il governo Meloni non intende difendere dalle critiche e dall’inadempimento la legge 194 che tutela il diritto delle donne di decidere del proprio corpo. In fine per chi decidesse di appellarsi al dilemma etico-religioso sono state proprio le parole di Suor Giuliana Galli, suora ed Ex-Vicepresidente di San Paolo e Presidente dell’associazione Mamre, a gettare le basi di obiettività: “È necessario potenziare i consultori. Per accompagnare le donne che scelgono l’aborto in una decisione libera. La vita è un assoluto, ma nel suo nascere deve poter garantire i diritti”.
Tante sono state le parole spese sulla questione dell’aborto: se sia etico, se il feto ha dei diritti, e se la donna dovesse accettare il suo ruolo di genitrice o scegliere una via secondaria all’aborto. E va di pari passo la discussione che riguarda anche la violenza sulle donne e la sua diffusione, ora mio modesto parere, costringere una donna a sottoporre il suo corpo ad una gravidanza indesiderata, ai dolori del travaglio e poi del parto, a dover poi fare spazio nella propria vita ad un figlio indesiderato, o doversene separare perché troppo giovane e, o senza mezzi per poterlo mantenere, non è violenza?