LA FINANZA E LA CIRCOLAZIONE MONETARIA: PER ALCUNI SOSTEGNO, PER ALTRI LIMITAZIONI DEL PROCESSO DI RIPRESA DELLE ECONOMIE REALI DEI PAESI EU

UNO SGUARDO DA PONTE
di Domenico Ocone
Giovedì è stata una di quelle giornate che si vorrebbe non venissero mai. Non solo per gli sviluppi che ha preso la vicenda ucraina, quanto anche per episodi violenti di cronaca che oramai sono diventati pressoché quotidiani. Il fenomeno non interessa solo l’Italia e la tendenza è all’ aumento. Ciò che preoccupa non poco chiunque esca di casa anche solo una volta al giorno è che potrebbe ritornarvi non sulle proprie gambe, anche senza aver fatto niente di male. Le motivazioni di tali comportamenti possono essere concentrate in una sola espressione: il grave disagio di ogni genere che ormai da un triennio si è insediato con forza in buona parte del genere umano. Ciò che fa riflettere ancor più è che, con frequenza sempre crescente, in questi episodi è usata un’arma bianca. Una regressione ai primordi, non c’è da aggiungere altro se non che quel disagio appena accennato è stato accompagnato dal ritorno alla barbarie in maniera decisa. Dispiace dover farsi una ragione che i rumori tetri della guerra si faranno sentire ancora per molto tempo, almeno stando ai programmi e alle previsioni di Putin, aspirante dittatore da teatrino goliardico. Come se ciò non bastasse, il vecchio continente si troverà a stretto giro a fare i conti- l’espressione calza a pennello -meno violenti fisicamente ma ugualmente angoscianti, con il crescente disagio economico, arrivato alla soglia del disastro. È accaduto che, sempre giovedì, la presidente della BCE, la signora La Garde, ha annunciato che quell’ istituto centrale aumenterà a vista dello 0,75% il tasso dell’euro. È il terzo aumento nel giro di tre mesi, portando tale parametro al 2%. Non è poca cosa perché, pur rimanendo lo stesso a un livello decisamente basso, genera sensibili appesantimenti sia per le imprese che per le famiglie. Per le aziende va da sé che tale incremento di uno dei costi sostenuti si ripercuoterà, accompagnato dagli altri della produzione, in buona parte sui prezzi finali. Per le famiglie, molte delle quali, per le condizioni di particolare favore del credito nell’ ultimo triennio, si sono allargate nell’indebitarsi con gli istituti bancari e gli intermediari finanziari non bancari, si creerà un ulteriore elemento di malessere. Esso andrà a aggiungersi al diminuito potere d’acquisto del reddito percepito dalle stesse, perché tale è una delle conseguenze dell’abnorme lievitazione del tasso di inflazione. Volendo descrivere la situazione con il linguaggio in uso nelle masserie, si può dire che è piovuto sul bagnato. Senz’altro l’aggettivo più abbinato ai sostantivi maggiormente adoperati nell’ultimo periodo è caro, usato il più delle volte come prefisso e altrettanto lo è il sostantivo corrispondente rincaro. Con un pessimo contraltare, i salari e gli stipendi fermi da tempo e che in Italia sono tra i più bassi della EU. A tanto si è aggiunto il diminuito potere di acquisto dell’euro di cui innanzi e non è detto che il 10% di tasso di inflazione medio nella EU resti il picco massimo del fenomeno. Se si osserva come quella grandezza sta procedendo in Inghilterra, si può essere presi da crisi di sconforto. Il provvedimento di giovedì della BCE non sarà l’ultimo di quest’anno, lo ha annunciato la stessa Presidente La Garde. Conclusione dei dopo lavoristi alla vigilia del fine settimana: dando retta solo ai numeri (quelli degli algoritmi, ndr) potrebbe verificarsi che per far meglio, diminuire il tasso di inflazione, si finisca con un aumento percentuale più che proporzionale di altre famiglie destinate a finire nel malaugurato girone della povertà assoluta. Il tempo è un ottimo rimedio per molti problemi e in questo caso la diluizione al suo interno del rincaro dei tassi potrebbe aiutare a contrastare le conseguenze disastrose innanzi descritte. Così si sono pronunciati quei lavoratori in pausa. Un Coltivatore Diretto che era entrato con alcuni colleghi per bere “una presa di anice”, ha aggiunto testualmente che “l’ottimo, molte volte, è nemico del buono”. Se il trend economico dovesse continuare con questo passo, se non con uno peggiore, la classe operaia e non solo essa si avvierebbe verso l’inferno sociale, altro che in paradiso come si fantastica nel film di Elio Petri di tanti anni fa. La serie nera di giovedì non si è fermata. L’informazione periodica divulgata lo stesso giorno sulla fiducia di industrie e famiglie relativa al mese di settembre riferisce che essa è decisamente peggiorata rispetto al mese precedente. Senza nulla togliere alla validità delle risposte degli algoritmi, almeno pari validità è fornita da questo ultimo tipo di informazioni. I manuali di economia politica sono concordi per la maggior parte a mettere al primo posto tra i motivi che attraggono gli investitori la fiducia della bontà di quanto si intende realizzare, in uno con la calma sociale del luogo prescelto. Immediatamente dopo è la percentuale di reddito sul capitale che si intende ottenere un altro elemento che condiziona l’imprenditore. Al momento, e tale impressione è proprio da venerdì nero, in tutta l’Europa non è presente nemmeno uno solo si quei presupposti. Il resto, per quanto altrettanto importante, va più tra le considerazioni tecniche che non sociopolitiche. Putin ha ipotizzato che il decennio in corso sarà fortemente caratterizzato dalla instabilità della pace mondiale. L’umanità intera fa voti perché ciò non accada. Farà bene a aggiungerne altri, almeno in pari quantità, di auspici più specialistici, quelli che occorrono per confortare le decisioni economiche e sociopolitiche di chi regge le sorti del pianeta, sempre più difficili e impegnative.