IMPERIA: INTERVISTA ALLA POLE DANCE COACH CHIARA PEIRONE

OGGI VI PROPONIAMO LA NOSTRA CHIACCHIERATA CON CHIARA PEIRONE, ATLETA E POLE DANCER CHE HA STUDIATO E LAVORATO PRESSO LA FIF – FEDERAZIONE ITALIANA FITNESS. A SEGUIRE L’INTERVISTA ALLA GIOVANE CHE, DI RECENTE, SI È ESIBITA AD ONEGLIA PER LA FESTA DI SAN GIOVANNI
di Giulia Quaranta Provenzano
Ciao Chiara, hai da poco inaugurato la tua Ferocity Academy in Via Nazionale n. 373, ad Imperia (IM). Ebbene quando, come e da quale motore interiore è nato questo tuo progetto? Inoltre, da cosa deriva la scelta del nome della tua palestra? “Ciao Giulia! L’anno scorso, durante il periodo del Covid-19, hanno chiuso molti locali – tra cui alcune palestre. Con una mia amica ci siamo organizzate per tenere dei corsi all’aperto di pole dance e danza aerea. Abbiamo avuto un ottimo riscontro tant’è che si sono formati dei gruppi numerosi di persone con la voglia di allenarsi e continuare a farlo al di là di una breve parentesi. Quando è arrivato il freddo ho, così, iniziato a cercare un luogo al chiuso per non patire troppo la temperatura. Non nascondo che non ho mai avuto intenzione di gestire una scuola tutta mia, per paura delle mille responsabilità che si hanno quale autonoma e perché lo vedevo come un salto nel vuoto… ma, sinceramente, ho poi pensato che fosse meglio mettermi in proprio piuttosto che trovarmi male in taluni altri ambienti sportivi, sotto le decisioni di terze persone e senza libertà di potermi muovere (come mi è, infatti, sempre capitato in passato). Per il nome della palestra, volevo qualcosa di tenace come la voglia di allenarsi nonostante tutti gli ostacoli, le tante chiusure per i vari decreti e la gente che cerca di scoraggiare chiunque. La Ferocity Academy è stata una rinascita per me che, dopo aver lavorato per anni in diversi centri sportivi e di danza ed essermi appunto sempre trovata male per motivi differenti, finalmente ho avuto il coraggio di creare qualcosa di mio, nella mia città natale e con numerose conoscenze e no che mi hanno seguito (qualche allieva risale anche al 2018)”.
Da piccola chi immaginavi di diventare “da grande” e che bambina sei stata? Ci racconti un po’ – partendo dai tuoi primi passi – in che modo sei arrivata a diventare un’istruttrice e una performer di pole dance e danze irlandesi? “Da piccola ero un tantino un “maschiaccio”, mi divertivo a improvvisare acrobazie sul letto dei miei genitori e nella campagna dei miei nonni (con tanto di lividi e bernoccoli). Sognavo di diventare uno scienziato pazzo e di inventare la macchina del tempo, come nel film “Ritorno al futuro”, ma sono rimasta solamente un po’ pazza! Alle Medie, nonostante fossi già abbastanza “grandicella”, ho iniziato a fare ginnastica artistica – che ho poi continuato saltuariamente a Liceo. Finalmente avevo trovato uno sport che mi dava modo di sfogarmi con salti, acrobazie, equilibri, voli in aria. Purtroppo, però, questa disciplina per me è durata ben poco e, contando che non avevo iniziato da piccola, ho partecipato giusto a qualche gara prima di smettere una volta compiuti i diciotto anni d’età …perché in questo sport, una volta maggiorenni, si inizia ad essere considerati vecchi. Dopo il Liceo ero intenzionata a frequentare l’Università tuttavia, in seguito all’essermi iscritta ad una palestra che teneva corsi di fitness musicali, sono rimasta incantata da tale mondo e da lì è iniziato il mio percorso di istruttrice proprio di fitness musicale. Nel frattempo mi contattò anche il presidente di Gens D’Ys, l’Accademia di Danze Irlandesi più conosciuta qui in Italia, in quanto – essendo sempre stata loro fan – sapeva chi io fossi e aveva visto che ero diventata una coach. Mi propose di intraprendere la strada di insegnante di danza irlandese per aggiungere una sede Gens D’Ys in Liguria. Poco più avanti, partecipando a “Rimini Wellness”, la più grande kermesse al mondo dedicata al fitness, al benessere, allo sport, alla cultura fisica e alla sana alimentazione nota per le innovazioni sul mercato, sono venuta a conoscenza dell’“universo” pole dance e me ne sono innamorata. Successivamente a questo incontro, ho trovato una scuola a Savona e ho cominciato a partecipare a delle gare di pole sport. Da allora non mi sono più fermata. In questo periodo, purtroppo, non sono riuscita a trovare il tempo per insegnare pure danza irlandese. Con il Covid-19 il mio affezionato gruppo, già di ridotte dimensioni, si è un goccio disperso mentre per la pole dance ho sempre avuto molta richiesta, altresì a livello agonistico, tanto da portare persino atlete in gara”.
Nel 2018 ti sei classificata al secondo posto ai campionati europei e nel 2019 hai vinto il titolo di campionessa del mondo di pole dance amatori B. Cosa hanno significato, per te, tali gratificazioni (intendo proprio ed anche a livello di iter e “spinta” professionale)? “Premetto che ci sono titoli di un certo peso ed io non sono sicuramente la pole dancer più brava al mondo, anzi avevo e ho ancora tanto da imparare. Dell’esperienza di aver vinto una categoria amatoriale internazionale, sono davvero felice, non tanto per il primo posto bensì perché in quel periodo sono migliorata molto. Avevo un obiettivo e con sacrifici e costanza ho fatto il possibile per fare bella figura. La detta vittoria mi è servita non di meno a farmi conoscere un po’ di più qui a Imperia, niente di stratosferico, eppure sono sempre soddisfazioni importanti che segnano la propria vita”.
Se dovessi assegnare un colore alle fasi più significative della tua vita finora quale sarebbe e altresì quale canzone vi assoceresti? “Credo che l’apertura della mia scuola, la Ferocity Academy, sia uno dei momenti più importanti della mia vita e vi assocerei il giallo – un colore che da piccola adoravo e che ora mi fa pensare a qualcosa di vittorioso. Come canzone invece vi abbino “Don’t Stop Believin’”, brano di Journey, che parla di alcuni sconosciuti che si incrociano di notte e vivono solo per trovare e provare emozioni… un po’ come facciamo con il gruppo di persone affiatate che mi sono portata dietro e con cui sto costruendo, per l’appunto, la mia scuola”.
Cosa rappresenta per te l’arte e lo sport e quale ritieni esserne il potere nonché principale pregio e valore? “Secondo me, l’arte è un modo di suscitare e ricevere emozioni in maniera soggettiva, mentre lo sport di sfogarsi e di far vivere il proprio corpo. L’arte è linfa vitale astratta, come lo è anche lo sport ma quale linfa concretizzata”.
Noi ci siamo conosciute quando io, in quanto persona che si occupava a 360° del cantante Rosaspina, ti ho contatta per prendere parte al video musicale di “Re di Picche” – che abbiamo girato al Big Top Circo di Monza, il 3 novembre dello scorso anno. Ebbene, ringraziandoti ancora una volta per la tua disponibilità, ti chiedo nello sport così come nella musica quale ruolo ti sembra rivesta la forma fisica, l’immagine visiva, l’estetica, nel veicolarne il significato (per esempio proprio nei videoclip) ma pure nell’essere considerata spesso, almeno in parte e di primo acchito, un immediato “bigliettino da visita”. “Il corpo è un mezzo con il quale possiamo comunicare tantissime cose, cose che a parole non sempre si riesce, e ciò sia consapevolmente che inconsapevolmente. Lo sport insegna ad esprimersi in maniera fluida, leggera ed esteticamente piacevole da osservare. Mi ricordo che nel videoclip di “Re di Picche” avevano partecipato diversi artisti… è stato bello come e che abbiano comunicato tutti lo stesso messaggio, con attrezzi e danze differenti”.
Per quello che hai potuto vedere durante le riprese di “Re di Picche”, che cosa ne pensi di quello che era il nostro Team di lavoro – e, se vuoi, pure di ciascuno di noi ovviamente? “Penso che fosse un Team completo, ognuno aveva un ruolo ben preciso e tutti erano essenziali. Tu, Giulia, organizzatrice e a monte già ingaggiatrice ufficiale che ha gestito le varie parti, scene e persone. Inoltre, con la make-up artist Valentina Belloni, hai preparato esteticamente gli artisti per il trucco e l’outfits. Carlo C. Ronco ci ha portato a Monza, a Milano e a Cesano Boscone, ha aiutato a montare gli attrezzi ed era sempre presente per ogni evenienza. Gli altri non ho avuto occasione di conoscerli bene, ma davvero era tutto ben organizzato e difatti ne è uscito un videoclip pieno di arte musicale e circense, montato ad hoc e suggestivo. Il cantante, pur essendo molto giovane, aveva confidenza davanti alle telecamere e si è immerso profondamente nel personaggio”.
Quando osservi, leggi, ascolti un artista e una persona di spettacolo cosa ti impressiona positivamente e più ti entusiasma tanto da fartelo ritenere tale? C’è qualcuno al quale guardi con stima e con cui ti piacerebbe collaborare? “Avendo un passato da musicista, benché premetto che fosse un hobby e dunque una passione molto amatoriale, mi piace analizzare tutti gli strumenti. Apprezzo molto quando le strofe non sono sempre uguali e banali, quando cioè si trasformano – alzandosi o abbassandosi rispetto alla tonalità originale. Sento parecchio il ritmo, se è monotono o cambia a seconda del testo. Esistono tanti tipi di percussioni diverse ed ognuna è adatta ad un genere specifico piuttosto che ad un altro (non come avviene con la solita batteria base, che ormai è quasi la norma nelle canzoni commerciali). Apprezzo poi tantissimo i giri di basso originali e risaltati che, un po’ sotto a tutti gli altri strumenti, ne delineano la guida. Mi piacerebbe collaborare con artisti veri, che usano la loro voce originale senza modificarla e con chi suona dal vivo, specialmente vecchie canzoni, da quelle metal/rock a quelle più funky/folk. Parteciperei volentieri ad altri videoclip ed esibizioni, affiancandomi alle band”.
I ricordi, la pianificazione e la progettualità, la sperimentazione e l’osare quanto sono fondamentali nella tua esistenza e in che misura la veicolano a livello professionale? Nel lavoro, di solito, ti sembra di seguire l’istinto oppure la razionalità? “Penso che nel mio lavoro sia necessario essere molto creativi e, grazie all’esperienza, saper usare vecchie strategie nel caso in cui qualche allievo non riesca ad eseguire un certo tipo di esercizio. Ci vuole tanta pazienza e bisogna dedicare altresì a ogni singola persona la giusta attenzione, un focus personalizzato. Io cerco di pianificare le lezioni in base a quello che provo sulla mia pelle e che so di poter spiegare al meglio. Valuto cosa si è fatto in passato e cosa si può ancora imparare di nuovo, ma spesso devo comunque improvvisare perché ogni individuo ha abilità e debolezze fisiche diverse. Nonostante tutto ciò sia impegnativo, trovo spronante questo genere di sfida e vorrei che i miei clienti uscissero sempre soddisfatti nell’aver raggiunto almeno un obiettivo”.
A proposito di social, qual è il tuo pensiero al riguardo e con quale finalità ti ci approcci e li utilizzi [https://instagram.com/nerwenscm?igshid=YmMyMTA2M2Y=]? “Penso che i social siano un vetrina che permette di mostrare al mondo quello che si vuole di sé. Ovviamente non raccontando tutto della propria persona. Io li utilizzo molto per farmi pubblicità e raramente per condividere i miei pensieri e la mia vita personale. Trovo che Instagram sia una piattaforma interattiva. La comunicazione si sta evolvendo sempre di più e, per stare al passo coi tempi, bisogna approcciarcisi”.
Infine vuoi anticiparci quali sono i tuoi prossimi progetti e, magari, rivelarci qualche chicca in anteprima? “A breve voglio sistemare la sala in maniera tale da poter preparare le persone alle gare e magari, non a breve, inserire anche la danza aerea nella mia scuola Ferocity Academy. L’anno scorso mi sono iscritta all’Università telematica di Scienze Motorie ed attualmente sto studiando, lavorando e vivendo da sola… non è facile, ma mi piacciono le sfide!”.
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