L’INTERVISTA: IL CANTAUTORE ROSASPINA, A PROPOSITO DI “URAGANO”

Oggi continuiamo la chiacchierata con Raffaele Vigliotti, in arte Rosaspina, inerentemente il suo ultimo singolo “Uragano”. A seguire il nostro confronto a tal proposito
di Giulia Quaranta Provenzano
Ciao Raffaele! Focalizzandoci oggi sul tuo ultimo singolo “Uragano” [https://youtu.be/iYFJ-w1l2dA], iniziamo proprio dai primi versi del testo e cioè <<Tu hai represso quella bestia/ Che sta sepolta dentro me/ E giuro questa è una promessa/ Un giorno mi vendicherò/ Dici metti su fogli la tua arte e dopo mettili da/ parte/ Dimentica annullati completamente resta/ sotto al mio potere (…)>>. Ebbene, cosa intendi con “bestia”? …Perché io non penso che tu faccia riferimento ad un qualsiasi animale, mosso dall’istinto, quale simbolo della violenza e dell’ignoranza, della stupidità come indicato invece nei dizionari che vogliono la “bestia” in contrapposizione all’uomo, mosso dalla ragione. Personalmente credo, piuttosto, che tu ti senta una tigre. Una tigre quale simbolo per indicare la forza, la bellezza, l’eleganza e anche l’agilità, l’abilità di cacciatrice e la capacità di difendersi (dalle aggressioni alla tua autentica artisticità che, dal brano, è evidente come qualcuno volesse tu reprimessi) che incarna tale grande felino – tigre che, nel tuo videoclip, è infatti disegnata proprio sulla parete dietro di te e di cui mi pare tu abbia dipinte sulle mani le strisce nere del mantello… “La bestia rappresenta l’ispirazione, l’essenza”.
Sempre facendo riferimento alla tigre che, nei sogni significa entrare a contatto con aspetti indomabili (per quanto spesso rinnegati e sepolti nell’inconscio), oggi ritieni d’essere – magari, chissà, se diventato… per proteggerti – una persona avida, crudele, spietatamente fredda, aggressiva e su cui non si riesce più ad avere la meglio? E ti senti indipendente da alcuno ed alcunché? Ancora una volta condividendo quello che è semplicemente un mio pensiero, appunto penso che tu abbia intenzionalmente scelto di personificare e mettere a sfondo del videoclip di “Uragano” questo mammifero quale simbolo di morte-rinascita e ciò a proposito, in primis, del tuo fare musica… “Un po’ freddo lo sono sempre stato, non sono mai stato troppo abituato al contatto fisico”.
Debbo confessarti inoltre che noto in te un’intensità non soltanto di sguardo, ma proprio nei movimenti, che nel tuo singolo “Uragano” trovo siano paragonabili a quelli della già detta tigre nella quale si percepisce un’energia concentrata ed irradiante, una vibrazione nervosa e vitale – vitalità resa, nel videoclip, anche da alcuni flash rosso sangue – che rimanda ad un mondo sotterraneo sensuale e passionale quanto dalle pulsioni istintive (il tutto rappresentato dal colore nero con cui la matita per gli occhi, direi non a caso, contorna i tuoi di occhi). La forza e la supremazia d’una risorta (dal “mondo infero”) coscienza del proprio volere e fedeltà a se stesso da parte di Rosaspina-tigre mi vengono ancora una volta suggeriti nel video, dal viola di alcune sequenze dacché questo colore indica per l’appunto il mistero, la magia e soprattutto la metamorfosi …e gli opposti che si uniscono, la giustizia (nel tuo caso, d’esprimere finalmente il tuo vero io artistico) e la ricchezza (ambita da colui che ti voleva sotto al suo potere; ricchezza derivante dal produrre cosa s’impone sul e nel mercato – commercialità che suppongo sia il motivo che ha spinto qualcuno a dirti <<(…) metti su fogli la tua arte e dopo mettili da/ parte/ Dimentica annullati completamente resta/ sotto al mio potere (…)>>… Inoltre l’espressione “(…) resta/ sotto al mio potere (…)”, per mezzo della preposizione “a” del complemento di termine (al posto di “il” del complemento oggetto) non lascia passare inosservato come ciò che specifica il potere di colui che voleva tacessi la tua verità artistica è il potere stesso che dunque si evince abbia nel campo musicale. “Esatto …“Uragano” è anche un po’ questo, esprimi te stesso così come sei”.
E rimanendo in tema colori, se tu potessi sceglierne un numero limitato, per quali opteresti per i tuoi vestiti ed accessori, per le pareti e i mobili di casa tua, per i tuoi occhi e capelli, per i fiori e per l’alba e il tramonto? “Ci sono tanti colori che mi piacciono, ché ognuno si sposa bene con qualcosa, anche se il mio preferito in assoluto è il verde”.
Il tuo brano “Uragano” prosegue <<(…) Ma era magnifico, io ero apocalittico/ Tu invece critico niente di così artistico/ Ci provo ogni giorno a non cadere/ Ma poi il demonio vince sempre (…)>>. Non posso tacerti che nell’aggettivo “magnifico” ed “apocalittico” leggo di una gratuità e generosità nel tuo essere cantautore descrittore di visioni apocalittiche che, tuttavia, mi pare di intuire abbiano tentato di negarti di mettere in musica e quindi questa tua peculiarità non abbia goduto prima di tutela, di alcuna sorta di diritto d’esternazione… A cosa, però, alludi con “(…) Ma poi il demonio vince sempre (…)”, che alla fine ti ritrovi immancabilmente a essere ancora criticato da chi ti vuole sotto al suo potere? “Diciamo che, quando mi spingevano verso il reggaeton, quel tipo di superficialità continua ed unica mi stufò abbastanza. Ci sta la leggerezza, ma che non sia solo quella”.
In “Uragano” il terzo capoverso continua <<(…) E c’è voluto un incantesimo, uoh/ Sì, per spezzare il sortilegio, oh/ E in quel momento l’ho capito finalmente/ Che quel che sono sempre stato è sempre solo/ un uragano/ Non c’è cosa bella che non distrugga come un uragano/ Il cielo si fa grigio arriva l’uragano (…)>>. Ebbene dacché l’interiezione “uoh” esprime meraviglia, stupore e piacere in contrapposizione a “oh”, che si traduce in contrarietà, fastidio ed insofferenza (per quanto è, stato fatto passare, per presunta conoscenza del tuo futuro), ti chiedo: quando di preciso, cosa e/o chi ha fatto scattare in te la “molla” per la tua svolta e cambiamento di direzione in quanto creativo – tanto da venirle attribuito il potere di proiettare magicamente il reale in una dimensione inconsueta ed irresistibilmente seducente? “Mi ha spinto alla svolta il fatto che, se un giorno guarderò indietro, quanto meno saprò di averci provato per davvero [a fare ed essere cosa e chi sento]”.
Come mai ti senti un uragano, cosa ti sembra accomunarti e far sì che tu ti paragoni al violento ciclone tropicale caratterizzato da una depressione molto profonda il cui forte gradiente di pressione genera venti impetuosi con andamento a spirale, che cominciano a turbinare verso l’alto quando raggiungono il nucleo della perturbazione dando origine a una struttura di cumulonembi disposta intorno all’occhio del ciclone? “Un uragano è caotico, spontaneo, improvviso, inaspettato, sconvolgente e va dritto per il suo obiettivo distruggendo tutto quello che incontra”.
Per quale ragione affermi che <<(…) Non c’è cosa bella che non distrugga come un uragano (…)>>? “Affermo ciò nel senso che, sebbene parto con delle buone intenzioni e sono una brava persona, a volte basta un solo passo falso per distruggere tutto e passare magari anche per il cattivo della situazione”.
E il colore grigio ti piace, cosa ti trasmette interiormente? Tu stesso pensi e vuoi suscitare sensazioni intermedie tra il bianco e il nero, ossia lasciare alla gente delle impressioni incerte e che implicano più significati? “Il grigio è, dal mio punto di vista, l’unione delle sfaccettature che una persona può ricoprire. Solitamente la gente pensa che le persone si suddividono chi in bianco e chi in nero, tuttavia per me siamo tutti grigi”.
Ponendo ulteriormente l’attenzione sul testo della tua canzone “Uragano”, canti <<(…) E c’è che poi mi sono chiesto cosa/ succederebbe se/ Al posto d’esser sempre buono/ M’abbandonassi al mio lato funesto/ Le notti in studio col veleno/ A sorsi frutto del tuo seno/ Col tempo ho perso pure il rispetto per chi non/ mi fa sta sereno (…)>> …Orbene, che risposta ti sei dato all’ipotesi di quanto ne deriverebbe se tu seguissi il nominato tuo lato funesto? “Che a certa gente egoisticamente piace approfittarsi delle persone quando si tratta di un loro interesse, ma quando inizi pure tu a pensare a te stesso per gli altri lo stronzo diventi automaticamente tu e questo mi ha portato a selezionare ulteriormente le mie conoscenze”.
Il sostantivo “seno” non escludo, anzi, che qui sia maschile e non il petto di una donna in quanto da quel che si può comprendere per via interpretativa è stato utilizzato per evidenziare un’ennesima volta come chi ti voleva sotto al suo potere abbia voluto passare per materno, premuroso e a te dedito benché, invero, da tale suo seno non sia uscito che del veleno – com’è tipico avendo a che fare con delle serpi in seno che, trattate amichevolmente, si rivelano infide tanto da risultare un potenziale pericolo, divenendo un nemico. In barba a costui, cos’hai imparato dal tuo passato e lo consideri comunque un valore aggiunto alla tua presente determinazione quello che hai dovuto affrontare o soltanto origine di rabbia ed inesausto odio verso di lui? “Il nostro rapporto è sempre stato un odio-amore. Mi ha spinto verso altro [da me], ma allo stesso tempo mi ha insegnato molto di quello che so oggi”.
Infine <<(…) Le notti in studio col veleno/ A sorsi frutto del tuo seno/ Col tempo ho perso pure il rispetto per chi non/ mi fa sta sereno (…)>> propenderei nel credere sia conferma della mia convinzione che la morte e rinascita di “Uragano” sia quella del cantante che sei stato in cantautore, non più soffocato da terzi, quale adesso sei… Musica quindi come veleno, ch’è stata un tempo, mentre ora è cura di ciò che provocò lutti e danni interiori (dato che l’arte nasce da dentro), sbaglio? “Ricollegandomi con quanto anticipato poco fa, non voglio più persone tossiche nella mia vita e non voglio più dare il mio tempo a chi non lo merita”.