UNA CHIACCHIERATA CON I GAZE OF LISA

IN OCCASIONE DELL’USCITA IN RADIO E NEI DIGITAL STORE DI “BILANCIA”, IL NUOVO SINGOLO DEI GAZE OF LISA, LI ABBIAMO INTERVISTATI. IL SINGOLO È STATO PUBBLICATO DA TERZO MILLENNIO
di Giulia Quaranta Provenzano
I Gaze of Lisa sono una band originaria di Matera nata nel 2016 e composta da Pierdomenico Niglio (batteria, voce ed elettronica), Carmelo Fascella (chitarra, voce, live coding) e Damiano Niglio (basso, cori e sintetizzatore). Il loro sound, assimilabile al genere Indie elettronico, è caratterizzato dall’unione di questa sonorità e il rock.
Nel 2018 esce l’Ep “Hidden”, autoprodotto, in lingua inglese e stilisticamente influenzato dalle sonorità del Synth Pop, dell’Alternative Rock e del Funky – Ep grazie a cui riescono ad ottenere ottime recensioni su giornali e riviste. Per la promozione del detto Ep la band si è esibita in eventi e locali tra Basilicata e Puglia. Nel 2019, poi, hanno partecipato al festival “Matera – Suoni del futuro remoto”, organizzato dal collettivo Onyx Jazz Club. Ed è infine nel 2021 che è prevista l’uscita del loro primo album intitolato “Sinonimi Contrari”. Adesso, a seguire, la nostra intervista ai Gaze of Lisa.
Gaze of Lisa, quando e come nasce e perché questo nome per la vostra band? Il nome Gaze of Lisa fu scelto da un vecchio componente della band e fa riferimento allo sguardo della Monna Lisa, motivo per cui la pronuncia di “Lisa” è all’italiana e non all’inglese.
Pierdomenico, Carmelo e Damiano come vi percepite in quanto persone e come artisti? PIERDOMENICO – Sono una persona ordinaria, appassionato di musica e cucina. Non mi percepisco un artista, preferisco siano gli altri a pensarlo. CARMELO – Con una parola, oggi direi che sono una persona curiosa, per altre informazioni devo confrontarmi con i miei psicologi. Considero arte l’esprimere la propria essenza, in forme e modi diversi …e a volta è arte anche nasconderla [la propria essenza]. DAMIANO – Io sona una persona per lo più tranquilla; cerco sempre la calma e la pace fra me e chi mi sta attorno. Come artista, invece, credo di percepirmi come abbastanza “poliedrico” in quanto mi piace spaziare e provare ogni tipo di genere …non a caso studio contrabbasso classico in Conservatorio, ma nel gruppo suono il basso elettrico e certamente non facciamo musica classica…
Come band, quale pensate sia la vostra peculiarità e “punto di forza”? Oltre ad essere “amici di gruppo” siamo anche amici nella vita reale – Pierdomenico e Damiano sono persino fratelli! – e questo è molto importante perché crea un’“atmosfera” tra di noi di estrema serenità, sintonia e affiatamento. Proprio quest’anno, dopo quasi sei anni, ritorneremo a vivere tutti e tre nella stessa città. Negli ultimi anni difatti ognuno di noi viveva in una città differente per motivi universitari (Milano, Roma e Matera). Nonostante tutto, siamo sempre stati attivi e abbiamo dedicato tanto alla band, senza mai dubitare di nulla. Musicalmente parlando, penso che il nostro punto di forza sia il cantare in italiano a dispetto di un genere che generalmente è inteso “all’inglese”.
Da bambini cosa sognavate e chi desideravate diventare una volta adulti? PIERDOMENICO – Fortunatamente sognavo di fare ciò che sto facendo, o almeno penso di essere sulla strada giusta. DAMIANO – Da quando ho iniziato a suonare la chitarra (cioè a otto anni) ho capito che la mia vita sarebbe dipesa esclusivamente dalla musica: sognavo di diventare musicista. CARMELO – Da piccolo mi immaginavo archeologo e in seguito chitarrista di Vasco Rossi, nonostante non sia mai stato un suo fan. Da bambino ormai venticinquenne, invece, sogno di non smettere mai di sognare.
Vi è qualcosa che vorreste rivelare ai nostri lettori che, magari, non avete mai condiviso prima con alcuno? …Siamo stati noi a rubarvi la bicicletta sedici anni fa.
Quando vi siete consapevolmente resi conto che la Musica era entrata nella vostra vita senza possibilità di ritorno? PIERDOMENICO – La musica ha sempre fatto parte della mia vita sin da bambino. A due anni d’età mi è stata regalata la prima batteria, ho dunque sempre suonato, studiato musica, comprato musica. Finito il liceo credevo che la musica dovesse restare il mio hobby, però dopo un anno di università mi sono reso conto che in realtà sarebbe potuto diventare il mio lavoro e, infatti, mi sono iscritto ad un’accademia musicale a Roma. Mi piace la musica a trecentosessanta gradi, comporre, arrangiare, suonare, registrare, produrre, ascoltare, impararla e “insegnarla”. CARMELO – Sono entrato nel mondo della musica per caso, quando mi sono ritrovato di fronte ad una chitarra classica alle scuole medie. Da allora ogni scelta è stata, direttamente o indirettamente, legata ad essa. Mi sono reso conto dell’entrata della musica nella mia esistenza, un’entrata senza possibilità di ritorno, quando ho realizzato la totalità di emozioni e soddisfazione personale che regala e continua a regalarmi, giorno dopo giorno, in ogni sua sfaccettatura. DAMIANO – Come già accennato, la musica è entrata indelebilmente nella mia vita appena ho cominciato a suonare la chitarra.
Cosa rappresenta per voi la Musica in generale e come descrivereste il vostro fare musica in particolare? Potrebbe sembrare una supercàzzola di Tognazzi, tuttavia il fatto stesso di fare musica è una dimostrazione grande di cosa per noi significa appunto la Musica… Non è qualcosa di spiegabile a parole, diventerebbe banale.
Quale ritenete essere il potere della Musica nonché il suo principale pregio, valore e finalità? Ritenete che nell’arte sia “preferibile” focalizzarsi sul piacevole o che, invece, non sia da disdegnare neppure la riflessione su tematiche scottanti e dolorose, al fine magari di sensibilizzare e migliorare il migliorabile? L’arte, a nostro parere, può essere e deve anche essere piacevole – che [l’arte piacevole] non è migliore o peggiore di quella “impegnata” …Nonostante ciò, se si opta per la musica impegnata è importante, secondo noi, che susciti nello spettatore delle domande e che non sia il musicista a fornire le risposte, altrimenti diviene religione.
A vostro avviso i Premi cosa aggiungono, o no, all’essere artista ossia sono necessari per una carriera nel campo dell’arte? In un certo qual senso, di conseguenza, esiste realmente una Bellezza universale che travalica il gusto e le preferenze? È possibile cioè che vi sia un universalmente bello riconosciuto tale da tutti, seppure ognuno magari ne venga attratto per un aspetto diverso rispetto ad un altro individuo? Dal nostro punto di vista, i premi sono solo riconoscimenti personali, non c’entrano e non sono arte. Molti artisti che oggi vengono considerati sacri e intoccabili durante la loro vita non hanno vinto nulla, spesso non sono stati neanche considerati. Quello che fa grande un’artista è quanto questo riesca a influenzare e dialogare con le generazioni future. Nell’ambito musicale nessuno mette in dubbio che Mozart sia un mostro sacro, e quanti musicisti ascoltando qualcosa di suo hanno iniziato a studiare musica? Troppi. E, a loro volta, quanti di questi hanno influenzato le generazioni successive? Troppi… Eppure in vita Mozart non era ritenuto il migliore. Pur ora, come un tempo, ci sono artisti che vincono solo premi e nient’altro, tant’è che non si sente nessun giovane musicista dire <<Si quell’artista mi ha influenzato, grazie a lui ho iniziato a suonare>>… Quindi, per quel che ci riguarda, non esiste un bello universale – il bello dipende dalla società, dalla storia e da tanti altri fattori molto più grandi di noi esseri umani. Più o meno qualcosa diventa “bello” quando si riconosce all’artista un certo valore storico.
Cosa sareste, eventualmente, disposti ad accettare e a cosa sareste disposti a rinunciare per realizzare i vostri obiettivi? Cosa ne pensate dei compromessi, volere si risolve sempre e in ogni caso in potere? Abbiamo ricevuto delle proposte di “contratti” o cose simili che probabilmente ci avrebbero dato una spinta molto più forte ed ampia, ma compromettendo la nostra musica e il nostro senso del fare musica perciò abbiamo rifiutato, sempre …Forse perché siamo, tutto sommato, giovani e crediamo di avere ancora tempo per poter utilizzare al massimo le nostre forze e, francamente, ci va bene così o, comunque, per l’appunto il tempo poco alla volta ci sta dando ragione.
Inoltre, per poter fare della propria Passione una professione, quant’è importante il curriculum (con curriculum intendo non solo ed unicamente lo studio e gli eventuali Premi bensì anche aver già fatto pratica, avere esperienza e soprattutto contatti in un certo settore e “sapersi vendere bene”…)? La cosa più difficile di quando si riesce a fare della propria passione un lavoro è che non ci si accorge, lì per lì, che tutto ciò che si fa nella sfera musicale è curriculum e non è, cioè, soltanto divertimento. È importante “martellare” di continuo, essere tenaci, fare rete, conoscere altri musicisti e persone che lavorano in ambito musicale e soprattutto mettersi alla prova, proporsi sempre e di continuo. Molti hanno paura di sbagliare, hanno paura di ricevere un giudizio negativo, e questo li porta a restare nella loro camera e a non fare nulla …fin quando poi si rende conto di essere diventati troppo grandi ed iniziano le frustrazioni, che riversano sui giovani.
In un’epoca storica quale quella attuale dominata da Internet, dai social e dai reality come è possibile, a vostro dire, riuscire ad emergere per il proprio autentico essere laddove i canali di diffusione sono di gran lunga in numero superiore a quanto richiederebbe normalmente non soltanto il mercato, ma un forse più attento ascolto ed osservazione? Non ci si è resi ancora conto che bisogna iniziare ad uscire fuori da Internet ed essere presenti di più nella vita reale. Internet, come dici tu, è saturo e dunque bisogna sì sfruttarlo perché la comunicazione ha base quasi solo lì ma non bisogna neanche fossilizzarsi sui suoi numeri, sul vedere quanti followers si hanno e quanti like ecc.. Importante è, piuttosto, creare rete con altri musicisti e addetti al settore dal momento che il nome è così che inizia a girare e, ironia della sorte, inizia a girare anche sui social. È bene andare ai concerti di altre band, andare in luoghi in cui si fa musica poiché resta, e pensiamo resterà, una delle cose fondamentali per farsi conoscere. Siamo tutti troppo accecati dal voler essere “famosi come quell’artista”, senza però sapere la strada che ha fatto quell’artista – pretendendo, di conseguenza, di raggiungere grandi numeri sin da subito. Perché spendere 100 euro per comprarsi dei followers falsi, che non porteranno assolutamente a niente se non un ad un <<Wow, questo ha tanti followers>> e poi non fare neanche un concerto?!?
Voi che rapporto avete con la tecnologia e con la rete, cosa ovvero apprezzate e cosa al contrario vi “infastidisce” di esse? Noi abbiamo, di base, un ottimo rapporto con la rete… probabilmente senza di questa la nostra musica non avrebbe tali presenti vesti. Di per sé della tecnologia non ci infastidisce alcunché, è l’uso non appropriato di essa che a volte infastidisce. Crediamo che la tecnologia debba migliorare la vita dell’essere umano, il che effettivamente avviene se non la si utilizza scorrettamente ed impropriamente.
Vi è qualcuno al quale vi ispirate nel vostro fare musica e con il quale vorreste collaborare a stretto giro? Ci sono tanti artisti che ci hanno ispirato e continuano a farlo; “a livello di insieme” molto importanti sono stati i Bluvertigo. PIERDOMENICO – Probabilmente preferisco più collaborare con artisti giovani e non ancora troppo famosi anziché con i big della musica. Ad esempio pochi mesi fa è uscito il secondo disco di una band di Padova, più o meno nostri coetanei, si chiamano Post Nebbia, che mi piacerebbe poter conoscere e con cui in futuro magari fare qualcosa insieme. CARMELO – Con ogni probabilità mi sentirei a disagio a suonare con artisti dei quale ho consumato il profilo Youtube. Mi piacerebbe trovarmi in una scena musicale tale che la collaborazione tra i suoi artisti avvenisse in modo naturale. E, mi piacerebbe prendere un po’ di attitudine dal mondo Hip Hop e portarla nel nostro mondo. DAMIANO – Artisti del panorama italiano con i quali avrei piacere a collaborare sono Caparezza e Levante.
Quali i vostri prossimi progetti artistici e personali, a breve e a più lungo termine? E a quale inedita cognizione vi ha, se vi ha, condotto il 2020 e vi sta conducendo il 2021? Il 2020 è stato un anno intenso per noi, abbiamo terminato le registrazioni del disco e pianificato progetti per il futuro sia come gruppo, che come singoli. Il 2021 sarà ricco di uscite… ad aprile il videoclip di “Bilancia” [https://youtu.be/d-Wz6UhA_Zk], e una live session chiamata “Pigiama Session”, organizzata da L’angolo di MuMa, durante la quale abbiamo eseguito quattro dei brani presenti nel disco (vestiti in pigiama). Poi ci sarà un secondo singolo e a settembre finalmente il disco “Sinonimi Contrari” …Dopo di che speriamo di poter ritornare a fare concerti.