Esce di scena l’ultimo dei grandi attori del Novecento, Gigi Proietti, proprio nel giorno del suo 80esimo compleanno.
DI GIUSY DE IACOVO
Gigi Proietti l’ultimo dei grandi attori del Novecento, ha deciso di lasciare la sua vita terrena, proprio nel giorno del suo compleanno. Spesso ricordava con grande sarcasmo ed ironia, la sua data di nascita esclamando così: “Che dobbiamo fa’. La data è quella che è, il 2 novembre”. È uscito di scena a sipario chiuso, proprio quando per disposizioni Covid-19 tutte le attività artistico-teatrali sono state bloccate. Era stato ricoverato in una clinica romana Villa Margherita, per accertamenti, perchè colpito da un grave scompenso cardiaco e le condizioni erano apparse da subito molto serie. Attore poliedrico, ma anche cabarettista, doppiatore, cantante, regista e conduttore televisivo, con grandi doti recitative, ma soprattutto trasformistiche. I suoi esordi, nei bar e locali di Roma, come cantante per mantenersi gli studi in Giurisprudenza, laurea che non prese mai, per dedicarsi completamente al mondo dell’arte.
Sul finire degli anni Sessanta, venne chiamato per affiancare Renato Rascel nella conduzione di “Alleluia brava gente”, sostituendo Domenico Modugno. Ma la consacrazione cinematografica arriva nel 1976 con “Febbre da cavallo”, nel personaggio di Mandrake per la regia di Steno, le cui vicende ruotano tutte attorno al mondo delle scommesse dei cavalli, diventando un film cult del cinema italiano.
Istriota come pochi, legato indissolubilmente al teatro, erede di Petrolini per tempi comici e talento mimico, attraversa i vari generi, passando dallo sperimentale a Shakespeare.
Una lunga carriera costellata di successi e soddisfazioni, oltre 50 anni di attività, spaziando dal cinema al teatro, passando anche per il piccolo schermo con il successo del Maresciallo Rocca.
Memorabili ed indimenticabili, sono i suoi esilaranti One-Man Show, portando per la prima volta, il teatro fuori dal teatro, spalancando le porte ad un vasto pubblico. Con “A me gli occhi, please”, sperimenta per l’appunto, questo grandissimo successo di spettacolo tenuto nei teatri tenda.
Una comicità che va altre gli schemi, diventata virale con il tempo sui social network. Una tra le più famose interpretazioni suddette, rimane la parodia di “Ne me quitte pas” di Jacques Brel, che diventò “Nume rompe er ca”. In un mondo di grandi si è distinto più degli altri, era un colosso della comicità, un grande mattatore, che per amore dell’arte ha regalato la sua esperienza fino alla fine. Incisivo e grottesco, generoso e verace amico di tutti. Uomo di grande spessore culturale, legato alla sua famiglia. Ha saputo regalare ad intere generazioni che lo hanno seguito i suoi strepitosi personaggi, elargendo lezioni al Teatro Brancaccio di Roma, che diresse per molti anni, nel quale si formarono molti artisti di oggi. Tornato in televisione dopo vent’anni, nel 2017, come protagonista assoluto del programma “Cavalli di battaglia”, tratto dall’omonima tournée celebrante i suoi 50 anni di carriera.
“È morto il cuore di Roma”, è questa l’espressione commossa della gente comune, perché amatissimo da tutti. A noi invece piace pensare a lui con il sorriso e che abbia voluto fare una sua ultima Mandrakata, per congedarsi da tutto e tutti, proprio nel giorno dei suoi 80 anni.
L’ultimo saluto sarà dato in Piazza del Popolo, a Roma, giovedì 5 novembre, nella chiesa degli artisti di piazza del Popolo in forma privata, dichiarato il lutto cittadino. Ciao Gigi, ora riposa in pace!
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