APPUNTI E SPUNTI DA PONTE

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I FIUMI CARSICI, O QUALCOSA DI SIMILE A ESSI, COSÌ È FATTA APPARIRE LA REALTÀ

di Domenico Ocone

Singolare l’informazione, di qualsiasi tipo purché libera e al netto di pennivendoli.

Essa generalmente funziona come un particolare congegno di misura industriale, una sonda definita “a tutto pieno e a tutto vuoto”. La stessa avverte, talvolta anche sonoramente, se un contenitore si sia completamente riempito o, ipotesi alternativa, svuotato fino all’ultima unità di prodotto contenuto. Tra quei due limiti non registra né da segnale di altro, quindi non avverte il suo controllore dei movimenti che accadono nell’ambiente controllato. Accade così, in molti casi, anche per l’andamento che assumono con il loro avanzare i report di importanti avvenimenti che costellano il mondo. Il loro andamento, soprattutto se negativo, un giorno assurge agli onori delle cronaca e quello successivo ritorna nella penombra. Qualche mese fa era sembrato che il mondo era sul punto di assistere a una vera e propria guerra, non più a una battaglia, nelle acque dell’Oceano Pacifico. All’ ultimo minuto, macchine indietro tutta, la Storia ha tirato il freno, almeno per ora. Beninteso, non perché il problema si sia risolto, ma per ragioni di Stato non facilmente comprensibili ai comuni mortali. Il problema degli ingressi irregolari in Italia appartiene alla fattispecie appena accennata. Non ha preso forma ieri, ma diversi decenni orsono e, tra picchi (molti) e stalli (pochi), il fenomeno non è stato mai realmente ridimensionato. Ieri, di di festa, restando un po’ di più come d’abitudine, seduti ai tavolini del Bar Centrale, ne discutevano il fabbro e il macellaio del villaggio, Sono amici tra l’altro per comuni trascorsi di gioventù (servizio militare a Pordenone) e lunga frequentazione per partite a carte nel villaggio. Il Mago della Carne, così ama definirsi il “chianchiere” (appellazione dialettale di chi si occupa di carni – macellaio) ha fatto notare al maniscalco che il Bel Paese, dalla parte sud, è come se si trovasse di fronte alla parte stretta di un imbuto capovolto. Si commenta da solo il fatto che più si introduce nella parte larga, tanto più è con forza crescente esce dalla parte terminale. La parte larga accoglie tutto ciò che vaga per il Mediterraneo, quella stretta è posizionata di fronte all’ estremo meridionale della Penisola. In tal modo all’immaginazione resta poco margine per non riuscire a inquadrare la situazione. Gli altri avventori di quel pubblico esercizio si sono espressi con forme di approvazione, sia a voce che gestuali e, dopo alcuni minuti, quanti di loro erano seduti si sono alzati e, tutti insieme, hanno applaudito fragorosamente il Mago. Ritornando all’ argomento in se e per se, quanto sta accadendo al governo centrale del Paese è decisamente singolare. Nelle masserie è da lungo tempo che si dice che “quando gli asini litigano, i primi a sfasciarsi sono i barili che portano sulla soma”. Senza alcuna intenzione di mancare di riguardo a alcuni dei paesi della EU, al momento l’operatività della stessa ha molti punti di contatto con quella degli equini prima descritti, mentre l’Italia e alcuni paesi della EU sono bene identificabili con i barili portati dagli stessi sul dorso. Chi ieri e rimasto in casa nonostante la bella giornata e ha ceduto alla tentazione di fare zapping, sarà rimasto quasi certamente disorientato. Non per gli argomenti trattati dalle varie reti, tre, al più cinque, ma perché uno ha assorbito circa metà del tempo di quelle trasmissioni e sono stati l’uno la copia approssimativa dell’altro, partendo dalla versione caricaturale a quella del genere identikit. Solo per non lasciar spazio a dubbi, può essere utile precisare che l’argomento in questione è la visita congiunta della Premier Meloni e della Commissaria Von der Leyen a Lampedusa. Niente da commentare sull’iniziativa se non in positivo, essendo le stesse andate nella tana del lupo mentre altri blateravano lungo tutto lo Stivale. Bisogna a tal punto verificare se si è d’accordo che l’operatività nei confronti del problema va divisa in due: una tattica, l’altra strategica, di pari gravità e impellenza. Di tanto è augurabile che faccia tesoro il Ministro degli Esteri Tajani, in partenza per Washington, dove prenderà parte all’assemblea delle Nazioni Unite. In sostanza, come quasi sempre si verifica, la questione principale è di soldi, per l’occasione tanti: per la parte tattica ne occorrono addirittura tantissimi, se fosse possibile già da ieri, per gestire comunque nel miglior modo l’accoglienza dei profughi. È bene dissipare ogni dubbio: i loro arrivi sono destinati a crescere, qualora non cambiasse nulla. Subentra così l’urgenza strategica, che si riassume nella necessità di limitare al minimo le partenze, questo il vero, grande problema di difficile soluzione. Sarà bene a tal punto limitarsi a seguire con attenzione l’operato di quanti hanno competenza in materia e non azzardare più di tanto. Potrebbe accadere altrimenti, come succede per il calcio. In occasione di particolari incontri, tra la popolazione i Commissari Tecnici aumentano a dismisura, quasi tutti i tifosi pensano, a torto, di esserlo. Una cosa appare ormai evidente: il problema è mondiale. Supera quindi la competenza anche europea e chi più dell’ONU può essere adatto alla bisogna? Probabilmente il comportamento più adeguato da adottare in queste ore, sarà far voti che Tajani possa ritornare da Washington con qualche buona novella. Per ora, anche se non rappresenterebbe un successo, di sicuro predisporrebbe gli animi a pensare che finalmente si stia sul punto di imboccare un percorso idoneo di gestione di quel problema umanitario.

 

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DOMENICO OCONE

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