INFAMIA: LA NUOVA SERIE NETFLIX CHE GETTA UNO SGUARDO AL ROMANIPEN

INFAMIA: LA NUOVA SERIE NETFLIX CHE GETTA UNO SGUARDO AL ROMANIPEN
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ROM, GIPSY, GITANI: OVUNQUE ALEGGI UNO DI QUESTI TERMINI VI SI ACCOMPAGNA UN CLIMA DI RIGIDO RAZZISMO CONCLAMATO. EPPURE COL TEMPO SIAMO DIVENTATI NOI STESSI FAUTORI DI TALE ODIO RAZZIALE. IN PRIMO LUOGO QUANTE VOLTE CI È CAPITATO DI UTILIZZARE IL TERMINE ZINGARO IN MODO DISPREGIATIVO?

 di Trisha Macrì

Con l’acclamata nuova serie Netflix “Infamia” Anna Maliszewska volge uno sguardo del tutto nuovo, intimo, a quella che è sempre e conclamatamene stata, una comunità chiusa e riservata. Tale riservatezza ha causato scismi civili e stigma su una cultura tanto ricca quanto antica come quella dei Romanì.

Premessa: spesso si sente parlare di Rom – specialmente in Italia – a causa di video come quello che mesi fa è girato con una ragazza zingara che esclamava “noi andiamo a rubare, non andiamo in prigione, noi rubiamo”, o a causa di altre notizie spiacevoli legate allo stile di vita di chi – come rom – ha abbandonato le proprie radici per darsi all’illegalità. Rapine, borseggi e violenza non fanno parte della cultura Rom, ma di quella che si potrebbe definire una elaborazione forzata di ciò che accade quando si abbandonano le proprie radici. La storia che ci viene raccontata è ambientata ai giorni nostri e Gita è una ragazza 17enne Rom, che vive con la famiglia e dal Galles fa ritorno in Polonia dai suoi parenti. Un matrimonio combinato è imminente ma lei non è fatta per seguire le regole del Romanipen. Il suo sogno è quello di diventare una rapper e mentre cerca di comprendere quale sia il suo posto nella società – sempre più ostile ai Rom – e che posto ha la sua cultura nel suo profondo, si innamora riscoprendo cosa sia la vera libertà e quanto possa essere dolorosa. Ciò che di questa serie colpisce lo spettatore è la quantità di azioni e abitudini che spesso restano celate dietro un velo di superficiale ignoranza. “I Romanì odiano la violenza, la disprezzano. Se pensate il contrario potete andarvene da questa casa!” È la frase pronunciata dalla nonna della protagonista in un momento di forte crisi razziale, che dimostra quanto la realtà sia lontana dallo stereotipo di violenze. Affetto e calore familiare sono all’ordine del giorno in ogni puntata della serie, a tratti a ricordarci le nostre famiglie e i momenti di crisi in cui ci siamo stretti l’uno all’altro. Musica e arte sono radicati in maniera profonda nella vita dei Romanì così come lo spirito imprenditoriale. “La vita è un viaggio e chi viaggia vive due volte” disse un poeta. Questa nuova serie è un viaggio che non vorrete perdervi.

 

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TRISHA MACRI'

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