RUBRICA “#LIGHT & #FACE”

RUBRICA “#LIGHT & #FACE”
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INTERVISTA ALLA SCRITTRICE ANNA MARIA NOIA

di Anna Ferrentino (AF-F)

L’arte ha da sempre influenzato la mente e l’anima del genere umano.

Nella società contemporanea l’importanza del concetto di “luce” è stato protagonista di notevoli mutazioni. Se solo pensiamo ai molteplici eventi accaduti negli ultimi anni tutto assume un “volto” con incertezze ed ombre. Tangibili cambiamenti che hanno portato anche ad una percezione del mondo degli artisti, operatori delle arti e della comunicazione, dell’editoria e del giornalismo a catturare e modificare il loro modo di individuare la fragilità dell’essere umano.

La poesia è da sempre lo specchio in cui si riflettono i protagonisti della storia. Un “linguaggio” a cui viene data espressione ogni qualvolta che con un verso si cattura la luce interiore del soggetto. Un’arte letteraria che si insinua nell’anima come un fluido senza fine che ne “congela” l’essenza del tempo.

La rubrica #LIGHT AND #FACE nasce con l’intento di raccontare, mostrare, trasmettere il modo in cui è cambiato lo sguardo di chi fa delle arti uno strumento per dare vita e potere al nuovo senso dell’umanità.

In questa sezione ci dedichiamo al mondo della poesia, protagonista la giornalista e scrittrice Anna Maria Noia.

Figlia d’arte da sempre immersa nelle pieghe dei libri a cogliere i pensieri di coloro che negli anni l’hanno ispirata. Il padre Gino, scomparso da alcuni anni, era un intellettuale e uno storico locale, che ha ricoperto importanti incarichi professionali.

La scrittrice di Mercato San Severino, una città della provincia di Salerno, laureata in Scienze della comunicazione negli ultimi anni ha pubblicato numerose opere sia di Etnografia che di Storia e sia di Poesia. Ha partecipato, con profitto a svariati contest poetici. Giornalista pubblicista dal 1999, vanta di un ampio curriculum, ha collaborato e ancora collabora (attualmente) con numerose testate editoriali, sia cartacee che online. Dopo la sua ultima pubblicazione “Barlumi d’infinito” abbiamo provato a chiedere Anna Maria Noia come si relaziona una poetessa e scrittrice in un contesto storico come quello attuale.

Anna Maria Noia la poetessa dall’animo puro

Da dove nasce la sua passione per la poesia? Dalla mia curiosità per le cose, per l’ambiente circostante e per la natura. Ma non solo. Per indagare nei meandri della mente e/o dell’animo umano. Amo tutto ciò che è cultura. A 360 gradi. Tutto lo scibile umano e non solo… Per ritrovare l’umanità, appunto: da homo, humilis, humus. Terra. Basso come la terra”. 

Quando scrive come si trasformano le sue sensazioni in versi? “Io utilizzo molteplici figure retoriche, intese come espressioni della lingua. Del bello scrivere. Uso la retorica, ma non nel senso deteriore del termine. Nel senso più nobile. Per questo, le sensazioni prendono forma e canto, sulla carta come nel mio animo assetato appunto di sensazioni o sentimenti. Dal latino, sentire, provare. Cerco di dare una forma concreta, nelle mie poesie, ispirandomi al cosiddetto “gusto per la parola”. Come D’Annunzio. Che affascina per i suoi arditi giochi di parole e di eros”.

La fotografia del volto umano in questi anni è cambiata come è cambiato il suo modo di descrivere il mondo? “Tutto cambia, ovviamente. Nella società dell’immagine e della comunicazione, dell’informazione, soprattutto. L’uomo è sempre più egoista e cattivo, ma in fondo alla sua anima (nella psiche, in greco per l’appunto anima) vi saranno sempre dei vividi fermenti. Barlumi d’Infinito, come recita il titolo dell’ultima opera da me composta. Barlumi di speranza, sete di verità… Io descrivo il mondo tra brutalità e carità, cercando di far emergere le esigenze e i valori della società caotica che va verso l’autodistruzione. Perché l’essere umano non si accorge delle cose più belle, si dispera. Ciò è male, accresce i disvalori”.

Il compito di un talento è quello di esprimersi al massimo. Ma il talento è  sentire, la disciplina è fare. Lei ha studiato o crede che non serva per diventare una buona poetessa? “Siamo tutti poeti, o meglio verseggiatori, in fondo. Il mondo complicato delle emozioni ci pervade tutti. Grandi, piccoli… Adulti, bambini… Maschi e femmine, omosessuali e transgender. Nessuno escluso. Emozione deriva da e-movere, latino. Significa muovere da. Abbiamo tutti noi dei progetti, ma solo tramite emozioni possiamo renderli veri. Realizzarli. Complice il fanciullino pascoliano, che vive ed anzi urla dentro ciascuno di noi. Ma io credo che, almeno per quanto riguarda me e la mia esperienza, la cultura e lo studio servano quantomeno per verseggiare in maniera più incisiva, adoperando gli strumenti della lingua che la cultura mutua e rende propria”.

La penna ha il potere di dare nuova forma al mondo. Lei da giornalista e poetessa che tipo di sogno o obiettivo ha nel cassetto per trasmettere il suo pensiero? “In genere il giornalista è più pratico, il poeta o verseggiatore più fantasioso. Apparentemente svagato. In me, io credo, invece coesistono tranquillamente entrambi gli aspetti. Tento di dare nuova forma al mondo, sia tramite la prosa “fredda” e sintetica dei giornalisti che mediante l’empatia veicolata dai poemi. Che toccano più il cuore umano. Senza descrizioni asfittiche e chirurgiche. Il mio pensiero intendo trasmetterlo proprio in entrambe le modalità. Sperando che il mondo sia preparato, culturalmente e anche praticamente, a ricevere tali input. Non solo miei. È l’ultima speranza dei poeti. Che, notoriamente, sono veggenti. Vati. Profeti. Spesso cassandre inascoltate. Spesso chimere. Ed è quanto si augurano anche i cronisti. Poeti della contemporaneità. Anche loro inascoltati…Nel proprio appellarsi alla civiltà e ai valori umani”.

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ANNA FERRENTINO

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