UNO, NESSUNO E CENTOMILA, COSÌ POTREBBE ESSERE DEFINITO IL MODO USATO DA CERTA INFORMAZIONE PER RIPORTARE QUANTO ACCADE NEL MONDO

UNO, NESSUNO E CENTOMILA, COSÌ POTREBBE ESSERE DEFINITO IL MODO USATO DA CERTA INFORMAZIONE PER RIPORTARE QUANTO ACCADE NEL MONDO
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APPUNTI E SPUNTI DA PONTE

di Domenico Ocone

Il dibattito su quanto possa essere obiettivo il modo di riportare un fatto o una notizia non è cominciato ieri, né finirà domani. È una doverosa premessa quella che segue, comunque imprescindibile: qualsiasi argomento passi attraverso una mente umana non può uscirne come vi è entrato. Pur presumendo il massimo della buona fede, non si può immaginare nemmeno in teoria che la reazione del cervello umano, che avverte anche il muoversi di una foglia, sia asettico come uno elettronico. Quindi l’impronta di chi scrive resta impressa su quanto riporta sul supporto a cui affida le espressioni del suo pensiero. Fin qui tutto nella normalità o nell’ambito dell’ordinaria amministrazione. Quanto invece vuole essere l’argomento di questa nota è qualcosa di più complesso, cioè quali reazioni inneschi in chi ne abbia notizia una informazione che tenti di far credere a chi ne possa essere in qualche modo interessato, che il bianco sia nero e viceversa. Con oltre le 50 sfumature di grigio che esistono tra quei due colori detti anche “non colore”, per indicare che essi sono neutri nella scala cromatica, c’è di come far spaziare la mente. Giungendo a conclusioni che falsano l’interpretazione autentica, sostituendola con opinioni strettamente personali. Partendo dall’ultimissima marachella di quel buontempone del Papa, in arte Francesco. Che ha fatto il Capo della Chiesa Cattolica? Messo alle strette dalle visite ricevute poco più di un mese fa, prima quella del Primo Ministro ucraino, ultimamente quella dello stesso Presidente Zelensky, ha organizzato uno sketch che è andato in scena ieri e il giorno prima a Kiyv. Del genere di quelli che venivano fuori a larghe mani dal non far niente della nobiltà papalina, turbata solo da qualche decesso “eminente”, fingendosi pertanto rattristata, altrimenti “sarebbe parso brutto”. Così, in ossequio al collaudato detto del villaggio: “chi vuole va e chi non vuole manda”, il successore pro tempore di Pietro ha inviato a Kiyv in sua vece il Cardinale Zuppi. La sala stampa vaticana si è affrettata a dar notizia che lo scopo della visita di quell’ inviato speciale è di iniziare un’opera di mediazione tra Putin e Zelenky. Immediata la reazione di questi ultimi: un’algida risposta di entrambi, più o meno dello stesso contenuto, ognuna che comunica ufficialmente che gli interessati non hanno in agenda niente che possa somigliare al contenuto del comunicato emesso all’ interno delle Mura Vaticane. I fatti, alla luce del sole, stanno proprio così: il Cardinale Zuppi si è recato a fare una visita poco più che pastorale a un capo di stato. Questi, qualche settimana prima, aveva fatto la stessa cosa nei confronti del Primo Inquilino della Santa Sede, Tutto il resto sono favole (o è più efficace definirle fandonie?), date in pasto, soprattutto ma non esclusivamente, a chi fa riferimento alla Cattedra di Pietro per comportarsi di conseguenza. L’argomento premesso da quanto fin qui scritto, va letto solo come un’introduzione stringata dell’argomento più che complesso oggetto di questa osservazione. Quella stessa che, non solo in Italia, dovrebbe far stare in campana tutti i potenziali interessati, non solo italiani, quindi chiunque sia in condizione di intendere e di volere. Qui l’osservazione deve concentrarsi più sulla comunicazione a mezzo etere, quindi le varie tribune televisive o i dibattiti alla radio, dove il vero dominus è il conduttore che dà e toglie la parola ai presenti. È sotto gli occhi di tutti l’ultimo fugone di alcuni di loro, autonominatisi opinion maker dei quartieri alti o maitres a penser de noantri, dalle emittenti di Stato, quindi pubbliche e rivolto la prua verso altri lidi, superfluo ripetere le tv private. Anche in tal caso, come per la carta stampata, con animo grato a chi ha concesso loro un’ ulteriore opportunità. Quanto fin qui esposto non ha nessuna velleità di screditare uno dei cardini più importanti dell’ordinamento democratico della società. Al contrario, è una conferma che la libera informazione debba restare tale, anche in condizioni molto particolari, quali sono quelle in cui versa il mondo al momento. Una cosa sono i giornali di partito, tutt’altra cosa i quotidiani. Sono talmente diversi da non lasciare spazio a nessuna ipotesi di confusione. Pur restando sempre valida l’espressione in uso nell’ Urbe, libenter credimus quod volumus, crediamo volentieri ciò che ci fa piacere credere, un minimo di onestà di pensiero deve comunque esserci tra chi parla e chi ascolta, tra chi scrive e chi legge. Questo è quanto, anche se solo per dare un assaggio di quanto sta bollendo in pentola.

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DOMENICO OCONE

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