ENSEMBLE DI FATTI E MISFATTI, O QUASI, IN CORSO D’OPERA SIA IN ITALIA CHE ALL’ ESTERO

APPUNTI E SPUNTI DA PONTE
di Domenico Ocone
Non è semplice tentare di dare una spiegazione logica a quanto sta accadendo all’interno dell’esecutivo. Si fanno salti mortali per predisporre un primo approssimativo della somma occorrente per non perdere tempo con l’opera di risanamento della Romagna, più che disastrata dai recenti nubifragi e fin qui onore al merito. Ci si impantana nello stesso tempo, questa volta a Roma, sulla scelta del commissario al coordinamento delle operazioni necessarie perché quella zona rinasca dal fango che l’ha allagata e devastata. Valga una sola considerazione, quella che segue. Nel villaggio è usata spesso l’espressione che asserisce che nessuno conosce cosa bolle in pentola meglio del mestolo che viene fatto girare al suo interno. Chi vuol capire, capisca e lo faccia al più presto perché la pazienza, quella della popolazione della Romagna, è più che prossima a gettare la spugna e a abbandonare quella gente esasperata. Questi fatti si commentano da soli e quindi non si può fare altro che attendere gli sviluppi. Intanto altri eventi già in essere prima del verificarsi del disastro, questa volta tutto italiano, stanno continuando a procedere “a prescindere”, come avrebbe detto Totò. Il sentimento che provoca l’ineffabile pseudo portavoce aggiunto Medvedev, ex presidente dell’URSS, ora ‘Griso’ di Zar Putin, quando minaccia catastrofi nucleari, turba chi lo ascolta per il senso sgradevole che trasmette rivolgendosi urbi et orbi, provocando anche sensazioni di fastidio fisico. Nonostante ciò, agli osservatori internazionali le sorti dell’abominio che si sta consumando in Ucraina sembrano segnate a favore della stessa. Salvo a aggiungere, laconicamente, che, per ogni ora che passa, aumenta il numero delle vittime e quello della distruzione di strutture civili e militari. Chi conosce la storia del paese delle steppe, avrà notato il particolare che chi ne è a capo dà l’idea che non si faccia scrupolo alcuno di dare il via a un conflitto nucleare. Ciò, fin dai primi anni sessanta, con riferimento alla crisi di Cuba, non fa stare sereni. La confusione è arrivata a livelli inimmaginabili e tentare una risoluzione per via diplomatica di quel conflitto appare sempre più arduo. L’Italia si trova stretta tra ganasce finanziarie decisamente straordinarie: da una parte deve rispettare gli impegni, finanziari e non, presi nei confronti dell’Ucraina e della comunità internazionale. Dall’ altra, la sciagura biblica che ha colpito una delle sue regioni più ricche, con un sistema produttivo che va dalle auto sportive più note e apprezzate nel mondo, alla produzione agricola di gran qualità. Quando, è augurabile presto, saranno state portate a termine le varie ricostruzioni, le stesse presenteranno per l’incasso la specifica con l’ammontare delle stesse, sarà bene che arrivi nelle mani giuste. Non di quanti sono portatori di malattie cardiache, soprattutto. Anche dopo lo stanziamento di cifre considerevoli, ottenute “raschiando il fondo del barile”, Giorgia dixit, l’impegno del governo resterebbe lontano dal poter essere onorato con strumenti ordinari. Dopo aver realizzato questo concetto è arrivata dal governo una proposta, vecchia quanto il mondo. Consiste nella messa in vendita dei cosiddetti ” gioielli di famiglia, più nel dettaglio gli immobili sequestrati alla criminalità. L” ipotesi, pur costituendo una estrema ratio, presenta senz’ altro aspetti positivi. C’è n’è uno però che invita a riflettere e non poco: il rischio che quei “gioielli” possano tornare la da dove son venuti, il mondo della criminalità. La discussione è così aperta, con l’augurio che non si giunga a innescare qualcosa del genere: “a li meglio posti”. La Commissaria Von der Leyen è giunta oggi nei luoghi del disastro, per prendere visione dello stato di uomini e cose. Intanto martedì ha spento 25 candeline sulla torta di compleanno della BCE la Presidente Cristine Lagarde. Molto sobriamente, ha tracciato un excursus di quella Banca Centrale Europea, accompagnandolo con quello a lei legato stretto, cioè di quanto ha creato e disciplina, l’euro. Una delle sue performance di maggior conto è l’essere al momento la seconda valuta più usata al mondo, tallonando da presso il dollaro, la cui creazione risale a oltre un secolo fa. Oltre al Fondo della EU che verrà sicuramente sollecitato a intervenire, certamente non sarebbe fuori luogo se la BCE facesse quello che gli economisti definiscono uno o più trasferimenti unilaterali in conto capitale a favore di quella regione italiana. Una posta di bilancio da dove attingere le somme necessarie deve esserci, altrimenti si potrà annoverare tra le partite di giro. Costituirebbe un precedente, è vero, ma quando ci vuole, ci vuole, come dicono nei campi. E, nel caso di quella regione che si è soliti abbinare a lavoro e a allegria, perché ritorni in quello stato idilliaco, ci vuole senza alcun dubbio. Stretta la foglia, larga la via…