UN ALTRO CASO ITALIANO: I DISASTRI DIMENTICATI BALVANO-RICIGLIANO 2/3 MARZO 1944

UN ALTRO CASO ITALIANO: I DISASTRI DIMENTICATI BALVANO-RICIGLIANO 2/3 MARZO 1944
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626 MORTI CHE HANNO TROVATO GIUSTIZIA, CON UN INDENNIZZO QUALI VITTIME CIVILI DI GUERRA.

di Giovambattista Rescigno

Era la notte tra il 2/3 marzo 1944, quando il treno merci 8017 partito da Napoli e diretto a Metaponto, carico di persone per lo più operai, contadini, piccoli braccianti ed alcune famiglie con i bambini al seguito, che si stavano recando nei paesi della Basilicata per vendere o scambiare merci e alimenti in un periodo in cui il massacrato Meridione iniziava a vivere la fine di una lunga guerra mondiale, causa di lutti e disastri e si avviava lentamente verso la ripresa socio-economica, giunto alla galleria chiamata “Galleria delle Armi”, stazione di Balvano-Ricigliano, si bloccò, rilasciando una enorme quantità di gas tossici. Lo scarico dei gas investì i passeggeri, uccidendone 620, la più grande strage ferroviaria di tutti i tempi mai accaduta in Italia, Alcune fonti storiche, riportano che un mese prima si era verificato lo stesso problema, ma ad una tradotta (treno militare), dell’esercito alleato. Entrambe i disastri, vennero sottoposti a censura dall’esercito alleato e solo dopo la fine della guerra venne fatta una particolareggiata indagine. Un’indagine che trovò tante difficoltà, a causa della scomparsa di tanti documenti, in particolare quello sulla qualità del carbone adoperato per fare camminare i treni.

Altro disaccordo il numero delle vittime da 427, dai dati del processo, a 626 stando alle ricerche effettuate dalla compianta collega giornalista e scrittrice Patrizia Reso, che nel suo libro “Senza ritorno, Balvano ’44, le vittime del treno della speranza” riporta l’elenco al quale era risalito tramite le sue ricerche e che di seguito integralmente si riporta, citando anche i luoghi di provenienza ed il numero dei deceduti:  Agerola, 4 vittime, Angri, 6 vittime, Anzi, 2 vittime, Aversa, 1 vittima, Baragiano, 1 vittima, Baronissi, 8 vittime, Barano d’Ischia, 1 vittima, Battipaglia, 3 vittime, Benevento, 1 vittima, Boscoreale, 14 vittime, Boscotrecase, 12 vittime, Cariati, 1 vittima, Cassino, 3 vittime, Castellammare di Stabia, 27 vittime, Cava de’ Tirreni, 35 vittime, Centola, 1 vittima, Cercola, 1 vittima, Curtarolo, fraz. Santa Maria di Non, 1 vittima , Eboli, 1 vittima, Ercolano, 2 vittime, Gonnosfanadiga, 1 vittima, Gragnano, 8 vittime, Loreto, 1 vittima, Maiori, 3 vittime, Mariglianella, 1 vittima, Marigliano, 1 vittima, Massa Lubrense, 1 vittima, Mignano, 1 vittima, Minori, 1 vittima’ Modica, 1 vittima, Muro Lucano, 11 vittime, Napoli, 11 vittime, Nocera Inferiore, 25 vittime, Nocera Superiore, 4 vittime, Pagani, 12 vittime, Pellezzano, 2 vittime, Picerno, 2 vittime, Piedimonte Matese, 2 vittime, Pimonte, 6 vittime, Poggiomarino, 1 vittima, Portici, 18 vittime, Potenza, 1 vittima, Resina (attuale Ercolano), 80 vittime, Ricigliano, 1 vittima, Roccapiemonte, 1 vittima, Salerno, 7 vittime, Sant’Agnello, 1 vittima, Sant’Egidio del Monte Albino, 14 vittime, San Giorgio a Cremano, 3 vittime, San Giovanni a Teduccio, 3 vittime, San Sebastiano al Vesuvio, 1 vittima, San Severino Rota (attuale Mercato San Severino), 4 vittime, Sarno, 1 vittima, Siano, 4 vittime, Sorrento, 5 vittime, Torre Annunziata, 10 vittime, Torre del Greco, 28 vittime, Torchiara, 1 vittima, Tramonti, 1 vittima, Vico Equense, 1 vittima Vietri sul Mare, 11 vittime.

Un elenco infinito di uomini e donne, che furono sepolti nelle fosse comuni a Balvano. Le famiglie delle vittime intentarono una causa contro le ferrovie dello Stato, che declinarono ogni responsabilità asserendo che sul treno non dovevano trovarsi passeggeri in quanto treno merci, per sedare sul nascere qualsivoglia contenzioso. La vicenda giudiziaria si concluse con un’erogazione di un indennizzo a favore dei familiari delle vittime, quale vittime civili degli eventi bellici, decisiva fu la dimostrazione dei biglietti acquistati dai deceduti, da parte dei legali delle famiglie. Successivamente le ferrovie provvidero a limitare il peso dei convogli ferroviari, posizionarono prima della galleria anche una sentinella, che avvisasse la stazione di Balvano dell’arrivo del treno e desse il via libero al transito, e solo molto più tardi, con l’applicazione del fumaiolo in coda al convoglio, operazione che veniva effettuata nella stazione di Battipaglia, disposizioni che rimasero in vigore fino al 1959. Solo nel 1994 si passò all’elettrificazione della rete, che eliminò definitivamente il problema delle esalazioni. Oggi la rete ferroviaria è ancora a binario unico, e i lavori per l’alta velocità si sono fermati a Battipaglia (SA).

Oggi a 79 anni da quel triste giorno, le civiche amministrazioni non ricordano le vittime, non una manifestazione, non un fiore per quelle vite spezzate, ed allora ritorna il titolo di un libro scritto da Gianluca Barneschi “Balvano 44. Indagine su un disastro rimosso”, Barneschi aveva visto lontano, il tempo avrebbe fatto dimenticare tutto, Noi ne parliamo, si perché in quasi tutte le stazioni ferroviarie luogo di residenza delle vittime, sono state apposte lapidi che lo ricordano. Ieri, per un caso fortuito, mi ero soffermato a leggere questa lapide e mi si avvicinò un signore, che mi chiese se a Cava de’ Tirreni oggi si sarebbe ricordato il triste evento, risposi, allo sconosciuto interrogante, che oggi non ci sarebbe stata alcuna manifestazione, al che mi rispose, “sono venuto da Modena essendo pro-nipote di 3 dei 35 morti cavesi a deporre i fiori sulla loro lapide che li ricorda nel civico cimitero, e ai piedi della lapide all’interno dell’atrio di ingresso della stazione ferroviaria visto che da tempo non si ricordano più, prima venivano ricordati dalla defunta giornalista Reso, che sul disastro scrisse anche un libro”. 

Il signore, ignaro che io fossi un giornalista, fece le sue rimostranze, ed io, oggi, per rispetto verso le vittime, per ricordare la loro memoria sto pubblicando questo articolo, affinché tutti quei morti non fossero dimenticati, e per risvegliare le memorie, e le coscienze assopite di chi amministra la cosa pubblica, o di coloro che dovrebbero inserire nell’agenda degli eventi la data del 3 marzo, affinché le future generazioni, possano venire a conoscenza di fatti che hanno turbato non solo la città di Cava de’ Tirreni, ma quella di gran parte d’Italia.

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GIOVAMBATTISTA RESCIGNO

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