CIÒ CHE NON SAREBBE DOVUTO PIÙ SUCCEDERE, SI STA INVECE RIPETENDO, IN EDIZIONE RIVEDUTA MA NON CORRETTA

UNO SGUARDO DA PONTE
di Domenico Ocone
L’ iter della legge di bilancio, come di prammatica, di solito inizia nei primi mesi del secondo semestre. E ogni volta, in passato, si è sperato, invano, che il totale delle uscite non si discostasse dagli importi programmati, le entrate. Invece sta accadendo ancora una volta qualcosa che trova analogie con un episodio caro ai villici. Nella bella stagione di un anno imprecisato, un gruppo di novizi si era incamminato alla volta di un santuario sulla sommità di una collina, con al seguito un asinello facente funzione di vivandiere. Per il caldo, quei giovani pellegrini cominciarono a liberarsi di parte del saio, poggiandola sul dorso dell’equino. A un certo punto lo stesso stramazzò per l’eccessivo peso che, poco alla volta, si era accumulato sulla sua soma. È successa qualcosa del genere anche per la redazione della legge di bilancio in corso di elaborazione. Partito con una esigenza finanziaria di scarsi 20 miliardi, quel fabbisogno e già salito a circa 40 miliardi, quasi il doppio della cifra di partenza. È appunto perciò che l’asino, un altro, rischia di cascare, a causa dell’increscioso stato delle finanze statali. Il governo potrebbe così trovarsi nella necessità di dover battere cassa e di essere costretto a indebitarsi ancora. È vero che il disastro di Ischia comporterà l’esborso si altro denaro pubblico di cui fino alla notte di sabato scorso non c’era bisogno, ma lo è altrettanto che non è quella la goccia che potrebbe far traboccare il vaso. Altrettanto lo è che l’intero impianto di quel tipo di documento contabile, per sua natura, è fortemente connotato dall’ alea conseguente alla durata della sua competenza, 365 giorni all’ anno. É vero anche che nel corso di un periodo di quella durato, eventi di vario genere possano stravolgere il quadro prospettico ipotizzato dai suoi compilatori. Volendo rimanere nel concreto, ciò è quanto si è verificato a causa della pandemia e della guerra in Ucraina. Cosa diversa è invece quella che si sta verificando in questi giorni a Roma nei palazzi del potere. Senza dubbio l’esecutivo non può ignorare istanze che provengono dal basso, cioè dalla popolazione, perché alcune di esse possono fare la differenza tra vivere e sopravvivere. Ci sono poi da finanziare in quota iniziative di durata pluriennale già messe in cantiere negli anni trascorsi. Stanno venendo fuori anche altre ipotesi di spesa che, in tempi normali e come buon governo vorrebbe che avvenisse, dovrebbero essere finanziate dalle risorse presenti in cassa e annotate contabilmente come entrate. La delicatezza dell’argomento è tale, che ricorda la vicenda di quel somaro, ancora un equino, che, tirato per la fune da più parti, finì con il sedersi. Talvolta si deve avere la capacità da parte di chi governa di essere più realisti del re e riaffermare, per chi non lo avesse ancora realizzato, che il periodo attuale è uno di quelli in cui le vacche sono magre. Se da parte del governo devono essere impiegate il più possibile solerzia e perizia volte a massimizzare le risorse e a minimizzare gli sprechi, altrettanto un impegno del genere devono profonderlo gli Italiani. Far tesoro, in buona sostanza, di quanto dicono in circostanze simili i cugini di campagna: “con un soldo non si possono comprare tre asini”. Se ne può fare invece buon uso perché, sempre stando a quanto dicono con convinzione quei parenti di cui sopra: “un soldo risparmiato vale quanto uno guadagnato”. Bisognerà pertanto rimanere nell’ ordine di idee che è presto per pronunciare il fatidico “liberi tutti” e cercare di darsi orizzonti temporali adeguati. Del resto, per i tempi e i governi che corrono, meglio qualche sacrificio, seppure consistente, che essere costretti, infelice memoria, a conferire l’oro per la Patria. Considerando anche che non è stata mai accantonata del tutto l’ipotesi di un altro genere di salasso, perché tale deve essere considerata una malaugurata imposta patrimoniale.