LE RASSICURAZIONI GENERICHE DATE DA CHI LA GOVERNA, CONTRASTA CON L’EVIDENZA DEI FATTI: LA NAVE ITALIA NON STA ANDANDO. GIÀ DA PRIMA DELL’INIZIO DELLA PANDEMIA E DELLA GUERRA, CHE ANCORA DILAGANO

LE RASSICURAZIONI GENERICHE DATE DA CHI LA GOVERNA, CONTRASTA CON L’EVIDENZA DEI FATTI: LA NAVE ITALIA NON STA ANDANDO. GIÀ DA PRIMA DELL’INIZIO DELLA PANDEMIA E DELLA GUERRA, CHE ANCORA DILAGANO
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UNO SGUARDO DA PONTE

di Domenico Ocone

Sabato mattina gli italiani e molte altre persone residenti oltreconfine, mentre si predisponevano al meritato riposo del fine settimana, sono stati raggiunti da un’informazione che, con modalità diverse, ha turbato i loro programmi. È circolata di prima mattina la sgradita notizia che un’ennesima calamità aveva colpito il Paese, precisamente l’isola d’ Ischia, una delle sue località più suggestive e apprezzate anche oltre i confini nazionali. Una frana di grandi dimensioni ha distrutto una delle località più note al suo interno, Casamicciola, apprezzata per le sue terme. Al dolore per il danno subito da persone e cose si è ben presto aggiunta la rabbia. È stata scatenata dal fatto che quanto è accaduto non può essere attribuito solo a un destino cinico e crudele. Quella parte dell’isola è stata già in passato teatro di catastrofi naturali del genere anche se più contenute, mentre di dimensioni maggiori sono stati i terremoti che la hanno colpita più volte nel tempo e i danni dagli stessi provocati. Inutile dilungarsi sull’ attribuzione delle responsabilità dell’accaduto: sono tante e in gran parte di questo mondo, l’alea c’entra ben poco se non addirittura per niente. Anche per quanto esposto l’Italia, imbarcazione potente che potrebbe attraversare agevolmente gli oceani, naviga sotto costa e non riesce a prendere il largo come sarebbe opportuno che facesse. Fuor di metafora, le notizie ufficiali provenienti dall’ apparato pubblico e dal suo entourage, contrastanti e disorientanti, ancor più chiaramente altalenanti, oramai non convincono a sufficienza pressoché nessuno. Con effetto molto debilitante, le stesse vengono rettificate dalle varie organizzazioni sociali che devono dar conto ai loro rappresentanti del perché, pur mettendo le famiglie tutta la buona volontà, continuano a procedere con affanno crescente e le aziende, quelle ancora attive, stentano a far quadrare i bilanci. Entrambe le categorie non sanno più quali altri stratagemmi adottare per non essere tirati ancor più in basso dalle sabbie mobili degli eventi negativi che stanno devastando buona parte del mondo. Nell’antica Roma era diffusa un’espressione che cercava di spiegare il perché delle vicende negative: “Post hoc, propter hoc”, dopo questo e a causa di questo. Confindustria ha rilevato che, a stretto giro dalla manovra della BCE che ha innalzato il costo dell’euro, le imprese ne hanno risentito più di quanto avevano ipotizzato. Il provvedimento ha fatto lievitare i prezzi in tutta la filiera fino a giungere al consumo dove sono arrivati comprensibilmente dilatati. Altrettanto è successo per le famiglie dove la ripercussione della variazione verso l’alto del tasso della banconota europea ha innescato almeno due ulteriori crescite delle uscite: la prima, l’aumento notevole dell’importo della rata di mutuo se contratto a tasso variabile, la seconda, ancora più sgradita, l’aumento del costo del credito al consumo, di per sé ingiustificatamente esoso anche in condizioni normali. Sono entrambe le situazioni a creare disagi anche per chi sta dalla parte dell’offerta. Aumentando il costo dei prodotti finanziari, cresce anche sensibilmente il rischio di insolvenza della clientela. Quindi alla potenziale tendenza alla crescita della domanda di finanziamenti, sia da parte delle aziende che delle famiglie, corrisponde una restrizione certa della disponibilità a concedere credito da parte delle banche e delle società finanziarie. Si va consolidando così un circolo vizioso che sta diventando giorno dopo giorno sempre più difficile da interrompere. Si sta avvicinando a grandi passi l’inverno anche per il bacino del Mediterraneo, di cui l’Italia è al centro. È già sicuro che sarà uno dei più difficili da affrontare dei tempi moderni, certamente il più disagevole di questo inizio di secolo. La prima difesa adottabile anche dagli italiani potrebbe essere quella di predisporsi con animo tranquillo a vivere quel disagio, pensando che nei secoli sono state tante le avversità che il Paese ha affrontato e superato. Non pertanto è da pensare che si possa rimanere inattivi, perché non si intravede la risposta agli sforzi che si stanno compiendo. Se ciò non avverrà, allora si che ci sarà da temere il peggio. La natura va assecondata, non pertanto lasciata procedere a briglia sciolta. Misure di contenimento e di mantenimento sono state realizzate dall’uomo fin dai primordi e ne restano diverse testimonianze: argini, scolatoi, regimazioni e altre opere di quel genere. Il fatto che alcune di esse siano arrivate pressoché intatte fino a oggi, è la dimostrazione più evidente che, entro certi limiti, la natura tollera che la si metta a regime. I problemi si presentano quando si eccede… Come è successo a Ischia, giusto per rimanere nel contesto.

 

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SALVATORE SFRECOLA

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