LA VIOLENZA È CONTAGIOSA E IL SUO DILAGARE È IN GRAN RIPRESA. CHIARO SEGNALE DI UN MALESSERE GENERALIZZATO E SENZA CONFINI E LIMITI

UNO SGUARDO DA PONTE
di Domenico Ocone
Il G20 che ha preso il via lunedì a Bali in Indonesia, è partito adombrato dai fatti di domenica a Istambul. La bomba esplosa nel pieno centro di quella città è un messaggio che ha già seminato terrore diffuso anche fuori dalla Turchia. Sarà stata l’esecutrice – sembra certo trattarsi di una donna, già nelle mani della polizia-una lupa solitaria o la parte terminale di una organizzazione terroristica, è ancora da verificare. In ogni caso il suo scopo lo ha raggiunto: operata da terroristi estemporanei o da bande organizzate, la “strategia del terrore”, questa volta a livello internazionale, sta avanzando a piè spedito. Quell’ espressione ebbe origine in Italia negli anni ’70 per definire un fenomeno, dapprima locale, che aveva superato ogni limite di correttezza: gli estremismi posizionatisi al di fuori dell’arco costituzionale, collocati ideologicamente oltre i confini di quello spazio istituzionale, quindi all’ estrema destra e alla estrema sinistra. Da qualche tempo sembra che la scena sia dominata da organizzazioni molto più potenti, ben radicate e diffuse a macchia di leopardo in ogni continente. Hanno una connotazione religiosa esasperata fino al fanatismo, che fanno derivare dall’islamismo mal interpretato a modo loro. Sono i membri di Isis e Al Qaeda, due distinte organizzazioni terroristiche, con il quartier generale in Iraq, accomunate dall’ essere praticanti del dettato del Corano nella sua interpretazione più sanguinaria. Essa è derivata da forzature delle indicazioni di quella scrittura religiosa e dall’odio senza limiti nei confronti dell’Occidente. Coesistono, inoltre, molte altre organizzazioni del terrore nazionali, anche esse contraddistinte da fedi politiche radicalizzate, come il PKK turco, operanti su scala più ristretta. Dalle prime informazioni sembra che l’attentatrice sia una emanazione di quel partito o formazione che definir si voglia. Nell’ articolazione di queste righe quella che si vuol estrapolare non è tanto la motivazione ideologica del loro modo di agire. È piuttosto la sottolineatura di come quei princìpi siano oggetto di tentativi di imposizione dogmatica al mondo intero. Per essa va intesa, secondo il pensiero di chi le attua, anche la violenza fisica, spinta di frequente fino alla soppressione di chi pensa diversamente da loro, anche se appartenenti alla stessa genia. Ciò che più angoscia, soprattutto gli italiani, è una forma di intolleranza diffusa che porta anche paesi civili, per di più con un importante trascorso di politica di colonizzazione, a creare casi di impasse. Uno si sta articolando proprio in questi giorni e è quello scatenato dalla Francia. Eppure, prima ancora che iniziassero le emigrazioni di massa di migliaia di profughi che cercano scampo dalla fame e dalla guerra, erano già arrivati in Europa flussi di stranieri i quali, dopo che i loro paesi avevano guadagnato l’indipendenza, cercavano di raggiungere i paesi che avevano avuto ingerenza sul loro. Fu così che masse consistenti di turchi si spostarono in Germania e di indiani che raggiunsero l’Inghilterra. Sua Maestà la Regina Elisabetta, sul finire del secolo, si spinse a dire pubblicamente che il Regno Unito aveva un debito morale nei confronti dell’India. Aggiunse che la Corona Inglese lo avrebbe in parte compensato dando asilo e lavoro ai suoi abitanti che intendevano trasferirsi Oltremanica. Fu più tacita la vicenda, seppure analoga, in Germania, comunque di proporzioni consistenti. Oltre al pericolo che prende origine per la presenza in loco delle organizzazioni innanzi descritte, c’è da aggiungere l’importante dettaglio che spesso e volentieri esse giocano in trasferta. Pertanto non è fuori luogo credere che non ci sia sul pianeta un solo posto che non possa essere obiettivo di quelle violenze. Come accennato sopra, sono in corso a Bali i lavori del G20. Già nell’organizzazione degli stessi è stato adottato dai materiali artefici un comportamento mai ipotizzato prima. È stato di fatto escluso dalla partecipazione a quel meeting Il presidente russo Putin, con la motivazione che si tratta di “persona non gradita”. In rappresentanza di quel paese parteciperà il ministro degli esteri Lavrov e tutto lascia pensare che ciò non avverrà con lo spirito di una rimpatriata tra vecchi compagni di scuola. Questo è quanto, finora, con la puntualizzazione che il G20 è appena iniziato.