L’INTERVISTA ALLO SCRITTORE GIOVANNI BOSCHETTI SUL SUO ULTIMO LIBRO “PUTIN, L’ANGELO DI DIO”

L’INTERVISTA ALLO SCRITTORE GIOVANNI BOSCHETTI SUL SUO ULTIMO LIBRO “PUTIN, L’ANGELO DI DIO”
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BOSCHETTI: “PERSONALMENTE PENSO CHE UN CONFLITTO NON PORTI DA NESSUNA PARTE, CHE I MORTI SONO DA RISPETTARE IN OGNI DOVE E CHE UNA GUERRA È L‘AZIONE PIÙ MOSTRUOSA CHE L’UOMO POSSA COMMETTERE”.

di Irene Daisy Raisi

Giovanni Boschetti, nato nel dopoguerra a Montichiari in provincia di Brescia, è uno scrittore, appassionato della Russia, molteplici le sue produzioni letterarie in particolare sulle Icone Russe, ma oggi con lui parleremo del suo ultimo lavoro, un discorso tra due angeli, in particolare dell’operazione speciale attualmente in atto.

Bentrovato, Giovanni. Oggi ci occuperemo del Suo nuovo libro, dal titolo volutamente provocatorio. C’è stata una grande attenzione mediatica in questi mesi nei confronti del conflitto fra Russia e Ucraina. Qual è la sua opinione al riguardo di quanto è accaduto e sta accadendo? “Questa operazione speciale, come viene chiamata in Russia in quanto si limita a inviare truppe speciali e non d’ordinanza e rimane limitata a colpire centri nevralgici militari e strategici oltre che a non colpire volutamente civili, donne, bambini, anziani e persone fragili, poteva e doveva essere evitata. Si può dire che il piano degli accordi di Minsk è stato più volte violato dagli ucraini dando vita a soprusi da parte loro verso il popolo del Donbass. Dal 2014 ad oggi si contano oltre 14 mila vittime. Era sufficiente rimettersi a un tavolo e cercare, definitivamente, una pace duratura prima che scoppiasse questo conflitto. Ma l’Occidente ha sempre voltato lo sguardo altrove cercando di sottovalutare gli eventi. Per cui la Russia è entrata nei territori ucraini per difendere le popolazioni di origine russa in quella zona. Inoltre, come descrivo nel libro attraverso un articolo di uno storico cinese, l’Ucraina era il cuore spirituale della Russia. Il discorso è molto articolato, complesso e rimanda a situazioni storiche secolari. Vari analisti moderni, scrittori di ogni epoca e storici hanno sempre ritenuto l’Ucraina un vero problema all’interno del popolo russo. Personalmente penso che un conflitto non porti da nessuna parte, che i morti sono da rispettare in ogni dove e che una guerra è l‘azione più mostruosa che l’uomo possa commettere. Detto ciò, sono esterrefatto dalla disinformazione bellica riguardo al conflitto. Roba da manicomio. Da qualsiasi parte provenga”.

Nel Suo libro, Lei fa parlare di questioni terrene due angeli. A questo proposito, qual è il Suo rapporto con le figure angeliche e con il mondo dello spirito? “Stupendo. Gli Angeli sono, per me, compagni di viaggio insostituibili nel senso che li puoi sempre “intravedere” in ogni circostanza si richieda la loro presenza. Sfido chiunque, anche i più atei o agnostici o senza Dio, ad ammettere di non aver pensato, almeno una volta nella propria vita, alla protezione angelica. Ci si sente bene, al sicuro, pensando che queste presenze eteree sono sempre pronte a intervenire per dare risposte ai nostri pensieri, ai nostri dubbi, alle nostre perplessità. Qualcuno potrà ridere, o mostrare forti perplessità a queste mie parole; allora vorrei chiedere a costoro: “Quando si parla di esseri extraterrestri intelligenti, o alieni dalla coscienza cognitiva superiore, o addirittura di entità extrasensoriali, di cosa si parla? Non potrebbero essere intelligenze talmente avanzate da essere entità ultraumane? O meglio intelligenze così avanzate nella Conoscenza da sembrare a noi, miseri umani, nientemeno che essenze divine? Perché l’uomo da quando è diventato tale ha sempre cercato qualcuno a cui affidare la propria esistenza? Si può chiamare Sole, Luna, Giove, Spiriti divini, Dio, Allah, Buddha o quant’altro, ma sempre entità superiori all’uomo sono. Per tornare agli Angeli preferisco pensare che esistano, mi danno conforto e sicurezza. È la famosa scommessa di Pascal”.

Quello di far parlare due angeli è un escamotage narrativo? Lo usa per far dire loro cose altrimenti ritenute scomode? “Sotto il profilo letterario può essere un escamotage, sotto il profilo narrativo, no. Mi spiego meglio. Se quanto narrato nel libro fosse raccontato in prima persona, potrei sembrare di parte o quantomeno interessato a una posizione. Questo non mi appartiene. Raccontare di una guerra è sempre doloroso, soprattutto per uno scrittore che è sicuramente il primo a dolersi dei suoi personaggi “scomodi”. Se narrato in terza persona potrebbe essere non accettabile, in quanto il narratore, usando un argomento scabroso quale un conflitto, verrebbe accusato di disinformazione bellica. L’equità non è di questo mondo. Ecco che attraverso due figure angeliche che scrutano e osservano il conflitto dalla dimensione divina, il tutto appare molto filtrato, appannato, fumoso, almeno per quanto riguarda la crudezza degli eventi. Contemporaneamente, essendo non parte in causa in quanto non umani, questi Angeli sono obiettivi e riescono a vedere la situazione con molto distacco. Un po’ come quando gli adulti vedono i bambini che litigano picchiandosi di santa ragione. Non incolpano né una parte né l’altra, ma cercano di equilibrare le versioni pur condannando la cattiveria dei gesti perpetrati gli uni contro altri.  Questo è il motivo per cui ho scelto una visione dei fatti non di questo mondo. Inoltre così reca meno l’impronta di un fatto di cronaca o storico o critico. Assoluta equidistanza nelle ragioni altrui. Il mio è un romanzo. A proposito di ciò il libro inizia proprio con una frase di Pavel Florenskij che dice: “La verità è un’antinomia”. La Verità è soltanto una contrapposizione fra due visioni dello stesso evento e, seppur contrapposta, va accettata l’una e l’altra”. Inorridisco quando sento degli opinionisti che sono convinti di avere la verità in tasca.

In Putin, l’Angelo di Dio, emerge netta la contrapposizione fra mondo dell’Est e mondo dell’Ovest, a livello di cultura, valori. Vuole parlarcene? “Difficile in questa sede spiegare esaurientemente l’argomento. Proverò nel modo più semplice. I più disinformati, ovvero gli occidentali, sono convinti che il mondo debba essere il nostro, ovvero vivere e morire con un panino Mc Donald’s in una mano e una Coca Cola nell’altra. Altresì, sono convinti che la Russia abbia invaso, e che l’Ucraina sia stata aggredita. L’Occidente non si è mai interessato alle situazioni in quei luoghi, ha sempre girato la testa altrove, tranne gli addetti ai lavori. All’opinione pubblica sembra una guerra in cui la Russia, cattiva e sporca e brutta, voglia sopraffare i poveri ucraini. In realtà, è tutto molto più complesso di quanto appare, ma richiederebbe troppo spazio per parlarne ora. Per ciò che riguarda la contrapposizione fra Est ed Ovest, ci si deve rifare a una questione che sta emergendo prepotentemente alla ribalta della storia odierna. Alla fine del XIX secolo, il poeta del West Rudyard Kipling dichiarò: “L’Occidente è l’Occidente, l’Oriente è l’Oriente, non si incontreranno mai …” La politica economica dell’Occidente procede dal principio: “Noi e il mondo” cioè “l’Occidente è il centro del mondo”. Si è formata l’immagine di un uomo occidentale, con segni caratteristici di arroganza, disprezzo palese per gli altri popoli, presunzione e popolo eletto per eccellenza. Ciò ha confermato l’egocentrismo dell’Occidente: ‘Noi e il mondo”. Quanto più l’Homo Occidentalis “civilizza”, tanto maggiore è il divario tra il mondo materiale e quello spirituale. In Oriente c’è un diverso paradigma di visione del mondo: “Noi siamo nel mondo”. Una tale visione del mondo è dominante nella visione del mondo dell’Est. La visione del mondo occidentale parte dal presupposto che loro siano il “centro” del mondo. Da qui la teoria della democrazia liberale, che è l’ultima tappa della civiltà. In Oriente, la cultura è considerata unita alla civiltà come il risultato dello sviluppo umano, come l’unità del materiale e dello spirituale. Nella visione del mondo orientale, lo spirituale e il materiale non sono separati l’uno dall’altro, lo spirituale è indissolubilmente legato al materiale. L’Occidente, invece, trasforma la cultura in una civiltà, una società civile che persegue il guadagno materiale. Di conseguenza vi è la caduta della spiritualità. Inoltre la decadenza morale, etica e di valori in Occidente è sotto gli occhi di tutti. L’Oriente non vuole “cadere” nella trappola di perdere ogni valore, tradizione, storia, uso e costume proprio. Basta guardare all’Iraq, alla Libia, all’Afghanistan e a tante situazioni simili, dove esportare e imporre la democrazia non è il risultato ottimale. Ma qui il discorso è talmente complesso e articolato che invito i nostri lettori ad approfondire leggendo articoli specifici in merito. Per finire basterebbe seguire il pensiero cinese, condiviso dai quattro quinti del mondo, che ribadisce la “multipolarità” ovvero non più un solo popolo, gli americani, a governare il mondo, bensì ogni popolo, nel rispetto degli altri, in armonia e in pace, convivendo nella prosperità comune”.

Qual è stata la molla che è scattata in Lei e l’ha spinta a scrivere quest’opera? “Nel tempo in cui ero bambino, le ore gioiose infantili erano colme di letture fiabesche, mentre i giochi, non all’aperto, erano allietati dalla presenza di soldatini in piombo e poi, nel tempo, in gomma. Cowboy e indiani. Inoltre nei cinema per bambini spopolavano i film dove i buoni erano i cavalleggeri e gli indiani i cattivi. Già allora consideravo gli americani, pistoleri arroganti, come coloro che, con sopraffazione, vincevano sempre sui poveri indigeni americani. Venne il tempo di film in cui si denunciava l’amoralità statunitense per le barbarie compiute ai danni e allo sterminio delle tribù indiane. Perché ho raccontato questo? Per evidenziare lo strapotere americano nei confronti del mondo odierno, da sempre. Sempre! Sono i soliti “pistoleri” guerrafondai che, con la scusa di esportare democrazia, fanno business, impongono le loro aziende, i loro sfruttamenti a scapito dei popoli che devono rinunciare, così, alle loro secolari storie e  tradizioni. Questa guerra non l’hanno voluta i russi, bensì gli americani che vedono nella Russia il loro naturale nemico, da indebolire se non eliminare con una o più guerre. Però il pericolo non è l’orso russo, bensì il dragone cinese. Per tornare a ciò che mi ha spinto a scrivere questo libro è la sicumera imposta dall’Occidente verso l’Oriente. Con questo libro, da una visione particolare, si possono trarre giudizi equidistanti, più razionali di quelli imposti a visione unica dall’Occidente. È pur sempre un romanzo in cui echeggia un grido di dolore che scaturisce da un animo umano, il mio. Un dolore che si perpetua ormai da troppo tempo di fronte alla decadenza dell’umanità in questo primo scorcio di XXI secolo”.

Se dovesse consigliarla a un ipotetico lettore, quali parole userebbe? “Verità, rispetto, multilateralità, Oriente e Occidente, mondo angelico. La verità esiste, se vi è, seppur nella contrapposizione, il desiderio di capire la ragione altrui. Altrimenti si cade in una distorta verità a senso unico. Ciò non è possibile. In questo caso la guerra non rappresenta la verità, no. La guerra è soltanto un evento, scabroso, inaccettabile, ma pur sempre un evento. Ciò che contraddistingue l’evento in quanto tale è la diversa interpretazione e visione del tutto. Ma ambedue le visioni vanno comunque ascoltate e accettate. È pericoloso soccombere alla sicumera di chi vuole imporre la propria verità a scapito di una realtà magari ambigua, ma pur sempre autentica. Ci vuole il rispetto della parte avversa anche in un conflitto orrendo. Impossibile, si può pensare. No, non lo è: si può avere rispetto senza denigrare l’avversario a prescindere. Esempio: le centinaia di migliaia di morti perpetrate dagli americani in varie guerre sono sempre interpretate come danni collaterali di guerra. Le poche, per una guerra, migliaia di morti in Ucraina sono considerate un genocidio. Perché? Considerando che sono in due a spararsi addosso, qualche morto l’avranno pur fatto anche gli ucraini. Questo è il rispetto e l’equidistanza da considerare. Termini come “macellaio”, “pazzo”, “criminale”, ecc. non si devono sfornare come panini dal buon profumo. La multilateralità va ritenuta un buon principio. I cinesi, dalla civiltà millenaria, hanno sempre impostato la loro vita nel rispetto degli altri popoli, a parte qualche guerra di convenienza, nella loro storia. Vivere in armonia e benessere reciproco va inteso come equilibrio fra popoli, economia, benessere. Non si può pensare di avere un pensiero unico dominate che attanagli ogni individuo in una società egualitaria, in ogni dove. Perché arrivare a tanta imposizione di un pensiero e di una vita unica? Occidente e Oriente. La disquisizione storica e politica deriva già dalla civiltà romana. I romani, popolo dominante, utilizzavano la conquista di vari territori con la supremazia bellica per poi controllare i domini con politiche territoriali dei luoghi conquistati. Civis romanus sum” significa “Sono un cittadino romano”. Con questa frase i romani si consideravano, già allora, superiori a qualsiasi popolo sottomesso. Così l’uomo occidentale pensa di essere superiore agli altri esseri. Vedi il colonialismo, ecc. Del mondo angelico abbiamo già parlato”.

Ad oggi, sono stati scritti altri libri sull’argomento. A suo parere, qual è il tratto distintivo di Putin, l’Angelo di Dio di Giovanni Boschetti, in cosa risiede la sua originalità? “I libri sull’argomento Putin, in Italia, sono pochi. Come pochi conoscono la figura di Putin o notizie sul dissidio Russia-Ucraina. Per cui, tranne la supponenza di qualche giornalista che pensa di dispensare verità nascoste, vi è poco o nulla. Si tratta, comunque di libri di critica, storia, cronaca, pseudo saggistica; niente che valga la pena di leggere senza essere contaminati dal virus dell’idiozia occidentale. Detto ciò, il libro che ho scritto su Putin ha un taglio completamente diverso. Innanzitutto è un romanzo. Come un romanzo? Si chiederà il lettore. Un romanzo garbato, fluido, semplice, in cui la lettura avvincente genererà molti interrogativi su questa spigolosa vicenda della verità sul conflitto e sulle ragioni di quanto è successo. Due protagonisti seguono la guerra da… un’altra prospettiva. Fatti di cronaca o storici vengono descritti come parte integrante della storia. Putin, tanto vituperato in Occidente quanto glorificato in Oriente. Nessuno in Occidente si chiede perché Putin sia così mistico, così rispettoso della vita e della difesa di valori umani. Sembra un paradosso, è vero, ma se Putin avesse voluto punire l’Ucraina o conquistarla, avrebbe dichiarato la guerra e in poche settimane, seminando morte e terrore, avrebbe distrutto lo stato maggiore ucraino facendo decine di migliaia di morti civili. Non è così. Putin, tramite un sistema di guerra che in Occidente pare come obsoleto e di altri tempi, ha preteso dai suoi generali di non infierire su civili in generale, su donne, bambini, anziani. Ma l’occidente vuol far passare Putin come un sanguinario macellaio affamato di genocidio e di vite umane. Non è questo Putin.

Per invitare il lettore a leggere il libro pongo una domanda universale: “Qual è la verità”? “Al lettore la risposta attraverso l’intrigante lettura di questo libro”.

 

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IRENE DAISY RAISI

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