LE PILLOLE DI DOMENICO OCONE

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Sembra facile…e non si tratta di un caffè!
di Domenico Ocone

La stagione degli incontri istituzionali, sia quelli dedicati alla politica che all’economia, alcuni a entrambe, si sta svolgendo come da programmi sia in Europa che nel resto del mondo, con un ritmo senz’altro non comune. Durante gli ultimi due giorni in Istria si è tenuta una riunione dell’Ecofin, l’organo consultivo del Consiglio d’Europa che riunisce i ministri per le finanze dei paesi EU. A essi si aggiunge lo specifico commissario della EU .
È abbastanza normale che, oramai sul punto di avviare la realizzazione del NGEU attraverso i piani PNRR che ciascuno degli stati membri ha predisposto, Bruxelles cominci già a dare quanto meno un memento agli inquilini della Casa comune. Esso è a futura memoria, per quando cioè l’attuale comune situazione di disagio sarà tornata almeno in buona parte in un perimetro di operatività ordinaria. Il concetto va associato in premessa alla normalità dell’ umano convivere con malanni che affliggono da tempi immemori il pianeta. Sarebbe follia ipotizzare che gli stessi potranno essere debellati completamente e sparire quindi dalla faccia della terra. Ristabilito tale equilibrio, definibile molto alla lontana salutistico, il compito immediatamente successivo che competerà ai governi di tutti i paesi del mondo sarà quello di raddrizzare le proprie situazioni socio economiche compromesse, dove in misura maggiore, dove minore, dal flagello Covid e sue mutazioni. Tenendo presente che la scienza e quindi la ricerca non sono riusciti ancora a debellarlo del tutto.

Per la EU questo ritorno alla normalità deve partire necessariamente dalla ripresa del rispetto dell’ormai celebre Patto di stabilità, per ora sospeso, seppure in una nuova formulazione riveduta e corretta. È importante notare che alle dichiarazioni da falco del presidente della Commissione Europea nel corso della stessa riunione dell’ Ecofin, il baltico Dombrowsky, non si sia fatta attendere la risposta più che equilibrata, oltreché diplomatica, del mediterraneo ministro Franco. Questi ha dichiarato che, ferma restando la necessità di ristabilire regole di bilancio comuni, bisogna anche tenere nella dovuta considerazione che è necessario che i paesi siano pronti per l’inizio del 2023. C’è tempo quindi per stendere un testo il più possibile realizzabile e che possa restare valido nel tempo. Si potrebbe pensare male della proposta del ministro italiano, accomunandola all’abusato modo di dire, spesso anche di fare, circolante nel villaggio:” per morire e per pagare si e sempre in tempo”. Certamente il pensiero di Franco sarà stato molto più pragmatico e realistico. Più precisamente, al di là delle più che rosee prospettive sulla ripresa italiana che stanno venendo fuori dalle attendibili ricerche elaborate da primarie istituzioni internazionali, è innegabile che il livello del debito pubblico dello Stivale, sia quello buono che quello cattivo, chiedendo in prestito i termini al premier Draghi, sia arrivato a un livello allarmante. Come se non bastasse, esso è destinato fin d’ora a crescere ulteriormente. Il problema non è limitato al solo Bel Paese, ma, per rimanere nel contado, la vale il detto che ogni villico deve fare attenzione che l’incendio del bosco non arrivi al suo pagliaio. Il rimedio che può contrapporsi a tale pericoloso elemento di squilibrio del documento primigenio della contabilità dello Stato è la produttività. Al momento quella italiana è tra le più basse d’Europa, se non addirittura in fondo alla classifica. A tal riguardo Franco ha cercato di far presente a quell’assise che il governo di cui fa parte è fortemente determinato a incentivare l’economia reale, in particolare l’export. Per ora lo stato dell’arte è ancora nel mondo dei buoni propositi. Se è vera come è vera l’affermazione del Ministro delle Finanze italiano che per ritornare alla normalità c’è tempo a sufficienza, altrettanto vera è l’affermazione del vecchio saggio “chi si predispone per tempo, siede a tavola a ora canonica”. Detto ancora più semplicemente ” chi ha tempo non aspetti tempo”.
Giocando con le parole, per non arrivare- malauguratamente -fuori tempo utile. Allora sì che chi avrebbe dovuto fare e non ha fatto dovrebbe recitare il mea culpa ad oltranza.