GLI IMPRENDITORI HANNO UN’ANIMA (COME LE ALTRE PERSONE)? 

GLI IMPRENDITORI HANNO UN’ANIMA (COME LE ALTRE PERSONE)? 
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L’IMPRENDITORE ECCO COME SI CARATTERIZZA: FREDDO CINICO CALCOLATORE PRIVO DI OGNI EMOZIONE IN ALTRE PAROLE È UMANO (2^ PARTE)

 di Patrizia Esposito

Imprenditore uguale rischio.

E’ questa la frase che lo identifica. Ma cosa intendiamo con il termine rischio al giorno d’oggi? Se lo limitassimo solo a quello finanziario avremmo fatto un affermazione davvero banale poiché sin dalla nascita dei rapporti commerciali (che andavano oltre il singolo utente), chi ha intrapreso questa strada non ha mai realizzato nulla senza impiegare un minimo di mezzi finanziari propri. Il rischio più elevato che oggi un imprenditore deve valutare, invece, è quello di essere in grado di guidare la propria azienda attraverso la logica moderna dei consumi, liberandosi da alcuni preconcetti quali “.al cliente decido io cosa dargli…” , oppure “….come faccio io quel prodotto non lo fa nessuno….”.

Tali affermazioni potevano avere una valenza qualche tempo fa quando il gap differenziale era limitato a chi aveva il possesso o poteva utilizzare un prodotto o una particolare tecnologia e chi non. Essere imprenditore oggi significa possedere capacità organizzative; attivare con i collaboratori una comunicazione mirata alla realizzazione di obiettivi comuni, che passi attraverso l’innovazione tecnologica e la formazione costante dell’intero apparato del personale dipendente.

Deve inoltre essere attento a tutti gli eventi della società civile, perché sono questi ultimi a determinare i consumi attraverso lo stile di vita.

In tal modo l’imprenditore dismette i panni del bravo artigiano, che a mio modo di vedere non sono mai stati sufficienti per definirlo tale, per indossare quelli più consoni di attento osservatore del settore a cui si rivolge, rappresentando un punto di riferimento per la sua organizzazione.

E’ questo il primo grande difetto che gran parte degli imprenditori manifestano e che raramente riconoscono. Non riescono a concepire la loro figura in azienda sotto queste spoglie. Devono essere produttivi, fare, realizzare; impegnando tutte le ore della giornata a loro disposizione producendo. Se qualcuno non se ne fosse avveduto, comunichiamo via internet, viviamo realtà virtuali, la medicina opera in microchirurgia…forse qualcosa in questo mondo è cambiato!

Smettiamola di pensare che il successo di un’azienda sia solo in funzione dei momenti contingenti in cui si trova.

Sono gli imprenditori in funzione delle rispettive capacità organizzative a far fronte alle tempeste commerciali che, per equilibrio naturale, devono esserci e senza le quali non ci sarebbe quella dinamicità necessaria che è propria dei mercati del futuro.

Da qui il primo cambiamento da adottare nella definizione di imprenditore (fermo restando quella canonica di Imprenditore uguale rischio) e cioè: Imprenditore uguale propositore del cambiamento

L’imprenditore e il suo orgoglio

Quando all’immagine di una persona associamo la caratteristica dell’orgoglio, ciò che percepiamo è l’idea di un individuo poco duttile nelle relazioni umane e nella maggior parte dei casi presuntuoso.

In questo caso, invece faccio riferimento ad un orgoglio dalla valenza positiva, spinta vitale e valore aggiunto nella ragion d’essere dell’imprenditore.

Un giorno ebbi modo di trovarmi a parlare con un noto imprenditore campano la cui azienda opera a livello internazionale ed è un brand apprezzato. Era il periodo in cui molte aziende erano in vendita per operazioni di Joint-venture. Voci di corridoio, rafforzate dalle notizie su quotidiani economici, davano anche la sua tra queste. Avendone l’opportunità non resistetti alla tentazione di fare la classica domanda: “…e quindi anche lei ha deciso di vendere?” Con il sorriso di una persona avanti nell’ età (circa 70 anni) e con l’accento caratteristico della sua ragione mi rispose: “…secondo lei, se dovessi fare una operazione di questo tipo cosa ne avrei in cambio? Senz’altro i soldi…e quelli grazie a Dio non mi mancano! Ma perderei quello per cui ogni giorno ho sofferto e gioito nella mia vita e per cui tutti mi vogliono bene: l’azienda e il mio marchio.”

Ecco un esempio di orgoglio per quello che si è riusciti a costruire….

Attenzione, perché questo tipo di orgoglio, può dare spazio in situazioni estreme a gesti altrettanto estremi.

Gesti che in questi ultimi anni hanno messo in evidenza quanto l’impresa rappresenti per chi l’abbia fondata o la conduce. Mi riferisco ai numerosi casi di suicidio di imprenditori che non avendo più la forza di portare avanti l’attività, perché sommersa dai debiti, stretta nella morsa della contrazione di un mercato globale, pur di non subire l’onta del fallimento hanno preferito togliersi la vita.

Per non dimenticare chi ha scelto la stessa sorte non trovando il coraggio di licenziare i propri collaboratori.

Un atto opinabile e non condivisibile soprattutto da parte di chi crede nel valore della vita, ma che mette in risalto i principi di cui è ricca questa categoria e che non tutti le riconoscono.

L’imprenditore oggi è messo a confronto con uno stile di vita aziendale caratterizzato da mille problemi, spesso di natura burocratica, e nel tentativo di risolverli utilizza un numero imprecisato di ore al telefono o in riunioni fiume, con incontri spesso inutili. Non si è più in grado di distinguere ciò che è importante da ciò che è urgente. In altre parole si corre troppo e si riflette sempre meno.

E’ un modo di operare che se non si impara a gestire non condurrà da nessuna parte. Pensare al futuro gestendo il presente deve essere l’imperativo di base. Il presente è fatto di opportunità che un sano distacco emotivo servirebbe a mettere in mostra e a cogliere. Riflettiamo.

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PATRIZIA ESPOSITO

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