# PROCEDERE PRIMA E PROCEDERE PER OBIETTIVI   

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LA FINANZA AGEVOLATA RIESCE A SOPPERIRE ALLA NECESSITÀ DELL’ELEMENTO ‘DENARO’, FORNENDO L’OPPORTUNITÀ DI PARTECIPARE A PIÙ BANDI/CALL PER PERMETTERE ALL’IMPRESA DI RECUPERARE PARTE DELLE SPESE, MA NON PROPONE SOLUZIONI SULLA CORRETTA GESTIONE DEL FATTORE ‘TEMPO’.

di Patrizia Esposito.

Un lungo viaggio comincia con un primo passo, è vero… ma bisogna sapere come farlo. Un cambiamento presuppone un progetto; un progetto presuppone due elementi: tempo e denaro. Perché un cambiamento comporta sempre un momento di sforzo e di concentrazione, quando tutto il bagaglio di esperienze, conoscenze, ambizioni ed anche abitudini vengono interconnesse tra di loro e da questa ‘massa critica’ nasce qualcosa di organico e strutturato, di medio o di lung(hissimo) respiro, mai di breve. Eppure questo non è ancora sufficiente: il talvolta lungo periodo tra la partenza ed il raggiungimento dell’obiettivo richiede una massiccia dose di autodisciplina e la continua visione di ciò che ci si è preposti di raggiungere, per non scoraggiarsi e tornare indietro. Un progetto, come detto, coinvolge sempre due elementi: tempo e denaro, fattori molto dispendiosi, uno perché impossibile da recuperare (tempo) ed uno ‘famoso’ per la sua difficoltà di reperimento (denaro). La finanza agevolata riesce a sopperire alla necessità dell’elemento ‘denaro’, fornendo l’opportunità di partecipare a più bandi/call per permettere all’impresa di recuperare parte delle spese, ma non propone soluzioni sulla corretta gestione del fattore ‘tempo’. Ecco perché un qualunque progetto, piccolo o grande che sia, necessita di essere internamente monitorato in ogni singolo passo sia per assicurarsi una continua conferma di quanto si sta portando avanti sia per segnalare anticipatamente lo scoppio di criticità eventuali che quasi sempre nascono durante l’attività. Procedere in tal senso significa procedere per fasi; le parole più usate saranno: obiettivi intermedi, milestones, target e SAL: in altre parole, procedere con metodo. Infatti, la fretta nel voler terminare le pratiche e il farsi continuamente prendere dalla quotidianità e dalle emergenze ci spinge inevitabilmente ad adottare la soluzione più veloce, quella che ci porta via meno tempo, cioè pensare direttamente all’obiettivo affrontando in maniera superficiale il come. In queste situazioni, i fari che ci illuminano lungo il percorso diventano due: l’istinto e le nostre esperienze/abitudini, senza fermarsi a riflettere alle conseguenze. Questo provocherà nel tempo una serie di azioni che diventeranno improvvise, ad energie alterne, ‘a spot’ e disorganiche, finchè arriveremo ad un certo punto a scoprire improvvisamente quanto manchi al raggiungimento dell’obiettivo e ci scoraggiamo. Abbiamo inventato sul momento e, sempre sul momento, agito, senza riflettere sul come e sulle conoscenze ma solo cominciando a spendere e ad abbozzare un movimento. Per quanto questo approccio abbia casualmente portato anche a delle evoluzioni positive, nei casi in cui si intenda ottenere un supporto esterno per avviare un’attività – sfruttando perciò anche la finanza agevolata – tuttavia è generalmente giudicato negativamente dagli enti erogatori, perché:

1 Una gestione tecnica non strutturata fa presupporre una gestione simile del denaro speso;

2 Spesso diventa rivelatore di un’iniziativa dove la fase iniziale (analisi delle criticità e dello Stato dell’Arte) non sia stata esaurientemente approfondita, in particolare la predisposizione di eventuali soluzioni per tamponare i problemi derivati in itinere e proseguire senza eccessivi rallentamenti.

Questo tipo di approccio fa nascere spesso l’idea che, anche nel caso che l’obiettivo venga raggiunto, questo derivi da una serie casuale di fattori e non tanto come risultato della relazione ‘causa-effetto’. Oltre queste considerazioni di carattere generale, la pianificazione diventa un elemento vincente nella finanza agevolata in particolare per tre motivi molto specifici:

  1. a) La piccola finestra di apertura dei bandi
  2. b) La necessità di far capire al valutatore esterno ciò che è stato compiuto;
  3. c) L’importanza della replicabilità
  4. a) La piccola finestra di opportunità: Nella maggior parte dei bandi che finanziano progetti innovativi, con un forte lavoro di progettazione e pianificazione, è frequente che il periodo di tempo che intercorre tra la loro pubblicazione e la loro chiusura sia breve, una media di due-tre mesi. Questo significa che agire come generalmente viene fatto, cioè concepire un progetto ex novo solo al momento dell’uscita dei bandi, significa che riuscire a compilare la domanda quando ormai l’opportunità si è chiusa perché scaduti i termini di presentazione o perchè i fondi sono finiti. Ecco perché, al di là dei propri giudizi sulla giustizia o meno di questa prassi, l’unica soluzione pragmaticamente è quella di arrivare al momento dell’uscita dei bandi con “tutto già pronto”, dove l’unica questione da affrontare è solo adattare il progetto al testo della domanda da inviare. Può sembrare uno spreco di tempo concepire qualcosa che poi rimarrà in ‘stand-by’ fino al momento in cui forse uscirà un’opportunità con cui fare partire tutto, eppure è la strategia vincente, perché è possibile anticipare il tema generale dei bandi che verranno proposti. Infatti, la totalità dei bandi vengono modellati per raggiungere obiettivi che l’ente erogatore dei contributi vuole raggiungere e che sono di norma divulgati prima della pubblicazione di queste opportunità. Tali obiettivi vengono aggiornati mediamente ogni 7 anni. Emanare bandi con una piccola finestra temporale è una soluzione adottata proprio per impedire la presentazione di progetti creati in maniera improvvisata, che, per quanto possano apparire innovativi, non riescono ad essere sostenibili, finanziariamente e tecnicamente, né permanenti.
  5. b) La necessità di far capire al valutatore ciò che è stato compiuto Una grossa fetta di bandi ed agevolazioni prevede l’erogazione dei contributi tramite SAL; questo significa che l’ente erogatore concede quanto impegnato solo a seguito di una dimostrazione di quanto è stato sostenuto finanziariamente e di quanto lavoro è stato concretamente compiuto. Perché questo? Per un motivo molto semplice: spesso il valutatore non è un tecnico specializzato nell’attività avviata. Se a questo aggiungiamo che è una persona esterna al progetto, capiamo perché necessita di documentazione/relazioni/obiettivi intermedi raggiunti per riuscire a capire l’andamento dei progetti. Solo se il valutatore riesce a capire che i soldi sono stati spesi per qualcosa attinente alla domanda che era stata presentata e che quindi la strada intrapresa è quella giusta, allora e solo allora avremo il suo avallo per ottenere il contributo che ci spetta. Perciò: se può apparire fuori dal nostro mondo procedere per fasi intermedie, qui è l’unico modo per ottenere il nostro contributo. Se non è utile per noi questo modus operandi, ne gioveranno sicuramente le vostre finanze aziendali.
  6. c) L’importanza della replicabilità. Un cambiamento positivo, oltre ai risultati interni raggiunti, crea spesso una buona prassi: un contesto, diverso da quello dell’impresa promotrice del progetto, con premesse simili e che applica lo stesso metodo per risolvere un problema analogo, raggiungerà un risultato uguale in principio a quello ottenuto dall’impresa promotrice. La nascita di una buona prassi difficilmente si ha con un progetto non strutturato, perché in questo ultimo caso non si è tenuto una annotazione dei vari passaggi compiuti per giungere (o non giungere) al termine. Non riusciamo più infatti a risalire al come si è giunti a quello stadio, con il rischio di ridurre l’obiettivo ad una serie di eventi fortuiti e quindi di trovarci “punto a capo”, nel momento in cui lo stesso problema si ripropone. Analogamente questo rischio si presenta per le Autorità pubbliche; mentre il privato affronta il problema solo internamente, le prime lo fronteggeranno in tutto il territorio di loro competenza. Una buona prassi creata riesce a proporre a ridurre drasticamente i tempi di risoluzione dei problemi, con un beneficio quindi sia aziendale che sociale. Da qui la grande importanza di progetti strutturati, quando si intende avvalersi della finanza agevolata. In generale, perciò, le esternalità positive nel lungo periodo di questo metodo – il procedere per fasi – messo a regime sono di portata rilevante: Maggiore definizione delle priorità; Ottimizzazione degli elementi ‘portanti’ nel lavoro; Consapevolezza delle attività che costituiscono il ‘rumore’ e quindi da eliminare, derivate dall’eccessiva portata che diamo al quotidiano aziendale; Porre le basi per un monitoraggio non fine a sé stesso, quanto come beneficio psicologico di cosa è stato realmente fatto ‘nero su bianco’ e come anche reportistica sia delle criticità risolte sia dei risultati intermedi talvolta inaspettati che possono derivare dall’attività, con conseguente crescita di know-how. Stato dell’Arte – Idea – Come – Azioni intermedie (Strategia Tecnica) – Diffusione (Strategia Commerciale) – Opportunità di finanza agevolata – Sviluppo. Diverse idee ed iniziative non vengono portate finalizzate perché sono sempre in agguato gli elementi di disturbo – gli ‘attriti’, secondo lo stratega militare Clausewitz; riuscire a mantenere questa scaletta nel tempo diventa perciò fondamentale per dissiparli

 

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PATRIZIA ESPOSITO

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